Corriere della Sera (Bergamo)

«Visite fantasma» L’Inps: la dottoressa restituisc­a i soldi

Su 350 verbali, 50 pazienti smentiscon­o le sue ispezioni Firme dubbie sugli altri. Deve restituire ventimila euro

- Giuliana Ubbiali

Era esperta in visite fiscali — anche false, secondo la Finanza —, ma non aveva fatto i conti con il diavolo che, come dice il proverbio, fa le pentole ma non i coperchi. La denuncia è partita da un dipendente della Procura della Repubblica che, rientrando al lavoro dopo un periodo di malattia, ha trovato nel suo fascicolo un certificat­o medico per una visita di controllo mai ricevuta. E così la dottoressa «furbetta» è finita sotto inchiesta per truffa aggravata e falso ideologico. La Guardia di Finanza ha calcolato che deve restituire 20 mila euro incassati in quattro mesi. Avrebbe firmato almeno 500 verbali per visite fantasma. Una volta scoperta, la dottoressa si è dimessa. All’Inps sono in corso verifiche su altri 300 verbali che, secondo le prime verifiche, potrebbero essere falsi.

Il suo lavoro era verificare che non ci fossero furbetti della malattia. Dipendenti a casa dal lavoro, ma senza veri problemi di salute. Invece, dalle indagini della Guardia di finanza, la furbetta era lei, dottoressa, di 63 anni, di Bergamo, che all’Inps consegnava verbali di visite a domicilio senza essersi mossa. Il pubblico ministero Fabrizio Gaverini ipotizza i reati di truffa aggravata e falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici. La finanza ha calcolato che il medico deve restituire all’istituto previdenzi­ale 20.000 euro guadagnati in quattro mesi.

È cascata male, la dottoressa. Tra i «suoi» malati visitati solo sulla carta c’era anche un dipendente della procura di Bergamo. Lì, dove le indagini hanno inizio. Era stato davvero in malattia e da piazza Dante era partita una richiesta di verifica all’Inps. Il verbale c’è, il dipendente l’ha trovato nel suo fascicolo personale una volta rientrato al lavoro. Quando l’ha visto, però, deve aver sgranato gli occhi. Non aveva ricevuto nessuna visita medica dall’Inps. Era nel poin sto giusto e ha denunciato l’accaduto facendo così partire le indagini. I finanzieri del gruppo di Bergamo hanno voluto vederci chiaro. Capire se quello era solo un caso oppure la spia di un metodo di lavoro. Secondo le loro indagini la verità sta nel mezzo. Hanno preso la lista di quattro mesi di visite della dottoressa, a cavallo tra la fine del 2017 e l’inizio di quest’anno. Sono state almeno 500. Ciascuna le veniva pagata dai 30 ai 70 euro. Di meno nei giorni feriali, di più quelli festivi. Oltre ad una quota fissa, il compenso dipendeva dai chilometri che la dottoressa doveva macinare per raggiunger­e la casa del paziente di turno.

I finanzieri ne hanno convocati 53. I loro nomi erano nei verbali delle visite, ma loro hanno smentito di averle ricevute. Su altri 300 verbali sono in corso ulteriori approfondi­menti. Secondo le prime verifiche sarebbero falsi. Non torna, per esempio, che la calligrafi­a delle firme sia simile. O che incrociand­o date, documenti e tabulati telefonici, risultino visite a distanza di tempi brevi che fanno a pugni con i chilometri tra un paziente e l’altro. Se venissero confermati i conteggi della finanza, la dottoressa dovrebbe restituire allo Stato 20.000 euro. Difesa dall’avvocato Francesca Longhi (cercata, non è stato possibile parlarle), potrebbe decidere di farlo spontaneam­ente.

Un passo l’ha già compiuto, dopo aver saputo di essere stata scoperta (la Gdf l’ha denunciata). Si è dimessa. Non era dipendente dell’istituto, aveva un contratto specifico per le sole visite fiscali. Da anni era il suo principale lavoro, hanno approfondi­to i finanzieri dalle verifiche dei suoi redditi. Ma, pagata a visita, alla luce di quanto emerso per caso grazie al dipendente della procura che si è accorto di un foglio di troppo, la dottoressa avrebbe gonfiato il numero di uscite per guadagnare di più.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy