Ritorna il fascino dei burattini in Piazza Vecchia
Rappresentano una tradizione antica e toccano valori universali, comunicando con un linguaggio contemporaneo. Le teste di legno che appartengono alla tradizione emiliana faranno la felicità dei piccini e dei loro genitori, oggi alle 17, in Piazza Vecchia. In scena, o meglio in baracca, ci sarà Patrizio Dall’Argine della compagnia parmense Teatro medico ipnotico con «Florindo innamorato» per la rassegna «La piazza dei burattini», promossa dalla Fondazione Benedetto Ravasio che da un quarto di secolo mantiene viva la memoria del maestro di Bonate Sotto.
Ad animare la storia, tratta da un canovaccio del bolognese Romano Danielli, saranno Fagiolino, l’energico ragazzo di città, e il vecchio contadino Sandrone, la cui figlia Rosina farà perdere la testa a Florindo, mentre la maschera bergamasca di Brighella sarà il servo che interverrà con i suoi consigli. Finché un colpo di scena cambierà il destino dei protagonisti. «I burattini sono più che mai espressione di un’umanità ferita, lo specchio deformato o profondo dei nostri tempi — afferma Dall’Argine —. Abbiamo cercato di raggiungere il benessere con la tecnologia e oggi c’è chi muore in mare nella speranza di un futuro. I pupazzi sono tutt’altro che una reliquia del passato e va apprezzato il coraggio di chi, con tenacia, li anima». L’artista, l’anno scorso, ha vinto il Premio «Pina e Benedetto Ravasio» dedicato ai giovani professionisti perché «la sua arte è il risultato di una contaminazione colta e acuta tra la tradizione, della quale mantiene vivi i valori più profondi, e la sua personalissima innovazione espressiva», si legge nella motivazione. «Mi dicevano che la commedia dell’arte era superata, così ho iniziato la gavetta a 16 anni, come macchinista, scenografo, attore, poi però ci sono tornato perché era la mia passione», racconta Dall’Argine che scolpisce le sue teste di legno, oltre a dar loro voce e anima.
La compagnia è a conduzione familiare: la compagna Veronica Ambrosini gli fa da aiutante e spesso si aggiungono le figlie Virginia e Tea. Il nome Teatro medico ipnotico è una citazione tratta dal film «Il volto» di Ingmar Bergman che si riferisce al ruolo del personaggio principale, un mago stregone dell’800. «Il teatro è curativo perché libera lo sguardo, magnetico e seducente perché usa l’illusione, a me basta strappare una risata o una lacrima per raggiungere un risultato», sorride il burattinaio. Come prova della sua universalità «Florindo innamorato» è stato tradotto anche in francese. «Era come se recitasse con difficoltà in un’altra lingua, proprio come gli attori in carne e ossa che nel ‘600 si esprimevano nel paese d’Oltralpe in gramelot», conclude.
Premio Ravasio In scena «Florindo innamorato» della compagnia parmense di Patrizio Dall’Argine