Corriere della Sera (Bergamo)

SENTENZE E FAIR PLAY

- Di Cristiano Gatti

Dal manuale della vera società civile: le sentenze non si commentano, si rispettano. Io penso però che in troppi casi, purtroppo, si subiscano. Succede quando la giustizia fa il suo corso nel modo più cervelloti­co, macchinoso, contorto, tanto da diffondere nell’aria un soffio venefico di dubbio e di sospetto. Neanche a dirlo, è il caso della sentenza che pone fine allo strazio dell’estate, restituend­o al Milan il suo posto in Europa League e risbattend­o l’Atalanta nel girone dantesco delle qualificaz­ioni. Dobbiamo essere molto chiari e onesti: l’Atalanta si è ritrovata tra le mani la possibilit­à di evitare questo teatrino, ma l’ha sprecata pareggiand­o in casa proprio col Milan l’unica partita che doveva vincere. Dunque, siamo schiavi dei nostri errori. Ma una volta preso il nostro torto, non è possibile tacere sulla vergogna di questa giustizia alle vongole, per una volta tutta europea, senza venature di Italia allo sbando. Prima l’Uefa ci dice che il Milan non ha i conti a posto, quindi il Tas ci spiega tutto il contrario. Inutile provare a comprender­e le tortuose analisi che portano al risultato. Resta il risultato: l’Atalanta apprende di dover giocare prima di subito. Comunque la si giri, per quanto possa essere giusto il verdetto, il metodo resta a pieno titolo un’asinata. Dice il direttore nerazzurro Spagnolo: «Il fair-play finanziari­o è una pagliaccia­ta». Sono totalmente d’accordo a metà. Per qualunque pagliaccia­ta servono dei grandi pagliacci. Facciamo gli applausi a loro, prima di tutto.

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