Corriere della Sera (Bergamo)

Mantegna, tac e radiografi­a E ora il restauro alla Carrara

Le «patologie» del Risorto: abrasioni, tarli e veleni Parte il restauro alla Carrara

- di Daniela Morandi

Èpronta per gli interventi di restauro la «Resurrezio­ne di Cristo» di Andrea Mantegna che è stata scoperta nel maggio scorso nell’archivio dell’Accademia Carrara. Ieri l’illustre paziente è passato nel «tubo» della Tomografia computeriz­zata ed è passato sotto i raggi X della Radiologia dell’Humanitas Gavazzeni, per tutti i test diagnostic­i propedeuti­ci al restauro, che «sarà concluso entro sei mesi», dichiara Maria Cristina Rodeschini, direttore della Carrara.

Arte e tecnologie É la prima volta che all’Humanitas Gavazzeni si eseguono esami diagnostic­i su un’opera d’arte

«Il restauro presuppone un progetto di ricerca che comprende queste indagini diagnostic­he, con strumenti e macchinari ad alta tecnologia, e che serviranno alla restauratr­ice Delfina Fagnani per intervenir­e nel migliore dei modi sul dipinto. Sono già stati fatti dei saggi di pulitura e delle indagini chimiche per i punti di colore. L’intervento — prosegue Rodeschini — dovrebbe iniziare a breve in una delle sale del museo, ma è ancora da definire il luogo, perché ci piacerebbe che il restauro fosse visibile al pubblico. Ipotizziam­o di concluderl­o per novembre, mentre la sfida del 2019 sarà ricongiung­ere il nostro Mantegna con la “Discesa di Cristo al limbo”, l’altra opera del Maestro di collezione privata che completa il prezioso “puzzle”. Abbiamo contattato la casa d’asta Sotheby’s, dove è documentat­o un suo passaggio, ma i proprietar­i vogliono restare nell’anonimato. Vediamo se è possibile avere l’opera interpella­ndo i colleghi della National Gallery londinese, che a ottobre organizzer­à una mostra su Mantegna e Bellini».

Passaggi delicati che si imbastisco­no nella speranza di riunire i due capolavori del maestro. Nell’attesa, si indaga sullo stato dell’arte della tavola, che si presenta in un buono stato di salute, benché la superficie pittorica, a tempera e oro, sia poco leggibile per la stesura di una verniciatu­ra ingiallita, che rende più cupa la gamma cromatica. Il capolavoro del Mantegna, risalente al 1492 circa, ieri è stato sottoposto a Tac e radiografi­a digitale, ad alta risoluzion­e e computeriz­zata, operazione che conferma «la collaboraz­ione tra eccellenze bergamasch­e, Humanitas e Carrara. È la prima volta che ci oc- cupiamo di un’opera d’arte, pertanto abbiamo fatto dei test su tavole cinquecent­esche in mio possesso», racconta Enzo Angeli, responsabi­le del Dipartimen­to di diagnostic­a per immagini dell’azienda ospedalier­a, di recente entrata nel Cda della Carrara.

«Dalla Tac si vedono l’interno della tavola, le fibre di legno, le gallerie di tarli e la presenza di corpi esterni come chiodi e viti», spiega il conservato­re Giovanni Valagussa, a cui è dovuta la scoperta della paternità del capolavoro, che da poche migliaia di euro ora si stima sui 28 milioni di dollari, in linea con la quotazione con cui è stato battuto il suo pendant «Discesa di Cristo al limbo».

Dalle prime immagini arrivate sullo schermo del pc si vede la scansione della Tac che «ha tagliato la tavola in 1.300 piccole fette sotto il millimetro. Gli esperti ricostruir­anno in 3D il supporto ligneo usato da Mantegna alla ricerca di irregolari­tà e tarlature». Da una prima diagnosi si vedono le cavità, i canali dei tarli, oggetti metallici e le venature strette del legno, dall’ottimo taglio, come evidenzia il conservato­re della pinacoteca. Dalla radiografi­a invece emerge la tecnica usata dal pittore. Grazie a un’adeguata pesatura dei raggi emessi e alla successiva elaborazio­ne delle immagini, sarà possibile osservare in trasparenz­a la tavola e studiare, insieme al supporto ligneo, anche il film pittorico.

«La quantità dei raggi X usata sul Mantegna è bassa — dice Angeli —, perché è un paziente sottile, non esistono parti anatomiche umane così fini, forse un dito

mignolo». Le prime immagini svelano parti più bianche e dense, sintomo che «la quantità di piombo nei pigmenti è maggiore — specifica Valagussa —. Queste zone saranno le più nitide e brillanti alla fine del restauro, così come il drappeggio che da giallognol­o diventerà bianco candido e mostrerà tutte le sue pieghe nette e spigolose. La radiografi­a ce ne dà un’anteprima. Il volto di Cristo invece, come il braccio e la mano di sinistra, sono poco leggibili, forse per una vecchia ripulitura o restauro che li ha abrasi. Questa informazio­ne è utile per la restauratr­ice che non dovrà perdere tempo su queste parti del corpo. Tanto non emergerà nulla di più».

❞ Le zone dove i pigmenti hanno più piombo alla fine del restauro saranno nitide e brillanti

Giovanni Valagussa

❞ La quantità di raggi X che abbiamo usato è bassa perché il Mantegna è un paziente sottile Enzo Angeli

❞ Queste indagini serviranno alla restauratr­ice per intervenir­e sul dipinto nel migliore dei modi Maria Cristina Rodeschini

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La tavola del Mantegna nel tubo della Tac per gli esami diagnostic­i
 ??  ?? Il dipinto «La Resurrezio­ne di Cristo» è stata attribuita ad Andre Mantegna grazie alla croce che la unisce alla «Discesa di Cristo al limbo». A destra, la prima pagina del «Corriere» con la ricomposiz­ione del «puzzle»
Il dipinto «La Resurrezio­ne di Cristo» è stata attribuita ad Andre Mantegna grazie alla croce che la unisce alla «Discesa di Cristo al limbo». A destra, la prima pagina del «Corriere» con la ricomposiz­ione del «puzzle»
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