FI-Lega, test provinciali sulla strada dell’alleanza
Voto a ottobre: per la presidenza spunta anche Bandera In città l’ipotesi Stucchi passa dalla «pace» con Salvini
Se sarà confermata la data del 14 ottobre, le elezioni provinciali si annunciano come un importante test per il centrodestra. Lega e Forza Italia potrebbero firmare un’alleanza capace di portare alla guida di via Tasso. Pochi i sindaci eleggibili: tra questi i leghisti Massimo Bandera (foto) e Juri Imeri.
All’improvviso, l’alleanza. Forzato dalle scelte del governo, che ha fissato le elezioni provinciali per il 14 ottobre prossimo (salvo ripensamenti delle prossime settimane), il riavvicinamento di Lega e Forza Italia — almeno a Bergamo — sembra dietro l’angolo. Vista la formula del voto per via Tasso (alle urne andranno sindaci e consiglieri comunali), i numeri dicono che il centrodestra unito potrebbe tornare al governo della Provincia, dopo i quattro anni targati Pd di Matteo Rossi. Un’occasione difficile da lasciar cadere, soprattutto perché mettersi insieme per questo primo appuntamento consoliderebbe poi l’alleanza in vista delle amministrative del 2019, in particolare sulla città di Bergamo.
Intanto però bisogna partire dalla Provincia e bisogna pure fare in fretta. Le liste a supporto dei candidati alla presidenza andranno presentate entro il 15 settembre. E naturalmente, prima di ogni altra cosa, si dovrà trovare il nome di un sindaco candidabile e politicamente valido. Le norme prevedono che chi è a meno di 18 mesi dalla scadenza del mandato nel proprio Comune non sia eleggibile. Questo taglia fuori circa l’80% dei nomi. Tra gli azzurri sono spendibili quello di Fabio Ferla (sindaco di Calvenzano) e di Efrem Epizoi (Urgnano, dove più volte ci sono state tensioni con la Lega). Tra i nomi della Lega invece candidabili Juri Imeri (Treviglio) e Massimo Bandera (Almè, nome forse più gradito a Forza Italia). Per il Pd, se i numeri sulla carta saranno confermati al momento del voto, sarebbe complicato conservare la Provincia e, alla luce di questo, le ipotesi di candidatura di Mauro Bonomelli (Costa Volpino) e Claudio Bolandrini (Caravaggio) andrebbero rivalutate.
Per Lega e Forza Italia la trattativa sulle provinciali sarà un test, per poi passare alla città. L’estate passerà senza decisioni definitive, il centrodestra bergamasco ha l’unica certezza che in autunno le scelte per le amministrative — Palafrizzoni in testa — non saranno più rimandabili. Ma di possibili candidati per sfidare Giorgio Gori (o chi dovesse prenderne il posto) si parla ormai da mesi e, in questa fase, le ipotesi non portano molto lontano dal giro dei nomi con tessera di partito, in particolare della Lega: Alberto Ribolla, Daniele Belotti, Giacomo Stucchi. Più complicate le ipotesi di candidature femminili, come le parlamentari Simona Pergreffi e Alessandra Gallone (quest’ultima, in quota Forza Italia). L’unico di questa rosa a non avere un ruolo elettivo in questo momento è Stucchi, del quale non è un segreto l’aspirazione a candidarsi in città. Non è però un mistero nemmeno la durezza di Matteo Salvini nei suoi confronti nell’ultimo anno. Dopo che l’ex parlamentare di Verdello si schierò a favore di Gianni Fava nell’ultimo congresso federale, il leader leghista chiuse ogni strada per Stucchi: niente ricandidatura in Parlamento, niente assessorato in Regione. Nei prossimi mesi le cose però potrebbero cambiare, soprattutto se sponsor importanti come Belotti riuscissero a convincere Salvini che — al di là dei trascorsi tra loro — Stucchi potrebbe essere il nome buono per Bergamo. «È tempo di un sindaco leghista», ha detto Paolo Grimoldi, segretario della Lega Lombarda, qualche settimana fa. La città che alle ultime elezioni ha ancora premiato Gori e il Pd, forse però potrebbe apprezzare più un leghista «istituzionale» come Stucchi, rispetto a un salviniano duro e puro.