Il viaggio in treno si trasforma in un incubo
Ragazza di Treviglio. Identificati due richiedenti asilo
Quel treno l’aveva preso mille volte e non era successo nulla. Venerdì sera, invece, una 21enne di Treviglio, laureanda a Milano, ha vissuto un episodio che «mi ha fatto temere per la mia libertà».
Il suo sfogo è su Facebook. Al telefono, ancora scossa, aggiunge dettagli. Sono le 20.01 di venerdì e la studentessa, con un borsone, uno zaino e una bici, sale alla stazione di Milano Porta Venezia per raggiungere Treviglio, quasi un’ora di viaggio. «In settimana, ultimamente, mi appoggio da mia cugina — racconta al telefono ancora scossa — mentre il weekend torno a casa per lavorare». Appena sale, poggia «l’armamentario nel corridoio…», scrive nel post e si siede. Lo sfogo su Facebook prosegue: «Tempo due secondi, passano davanti a me due tizi di colore, indicano il bagno vicino a me e uno mi sventola un preservativo, mi guarda, ridacchia, dice “sex sex” e mi sorpassa».
Da qui inizia un viaggio interminabile: «Penso, non esageriamo — continua sul social — magari mi sbaglio, però meglio stare vicino a qualcuno». La ragazza cerca dei posti vuoti vicini ad altre persone: prima a due spagnoli, che però scendono a Forlanini, poi accanto a una donna che chiama il fidanzato, ma anche lei arrivata a destinazione se ne va.
«Intanto — continua a raccontare al telefono — non è passato nessun controllore per tutto il tempo e vedevo questi due che si muovevano, su e giù per le scale del passante, mi passavano davanti e dietro con le birre in mano guardandomi e ridendo, mi sentivo osservata». Il viaggio continua. La gente inizia a scendere: prossima fermata Melzo. «Un paio di volte, appena si avvicinavano le stazioni, scendevo con tutta la roba e poi risalivo: avevo paura». Dopo Melzo, sempre meno persone sul treno «ancora nessun controllore» e «i due ragazzi ancora lì». A Trecella
l’agitazione sale. I due ragazzi, scarpe bianche e vestiti scuri, ridono e si muovono vicino a lei, che su Facebook scrive «Sono sola. Chiamo il 112, non ne posso più».
«A Cassano sono scesa dal treno e non sono più risalita — aggiunge —. Ho richiamato la polizia e sono uscita dalla stazione. Avevo paura che anche loro due fossero scesi e, nell’uscire, ho sbagliato strada». A Cassano la giovane telefona alla mamma, che arriva a prenderla. Con lei si dirige alla stazione di Treviglio, dove sarebbe dovuta scendere. La ragazza descrive così questi momenti su Facebook: «Sono salva, piango, tremo, stazione deserta … cerco un’uscita a caso, sbaglio… Arriva mamma». Ore 21. In stazione a Treviglio, già identificati dalla polizia locale qualche minuto prima, ci sono un camerunense e un nigeriano, tra i 25 e i 30 anni, senza fissa dimora e richiedenti asilo politico, già fotosegnalati ma incensurati.
«Non sapevo che la polizia fosse stata lì e l’ho richiamata — dice la giovane —. Sono arrivati i vigili e i carabinieri. Io dicevo ai due che mi avevano molestata verbalmente, loro dicevano che non mi avevano “toccato”, ma per me quello che hanno fatto era comunque molestia. I carabinieri li hanno portati via. Farò denuncia e non è questione di razzismo ma di libertà violata, potevano essere due italiani o di qualunque altra nazionalità».
Lo sfogo «Non è questione di razzismo, potevano essere italiani, ma di libertà violata»
❞ A Cassano sono salva, piango, tremo, stazione deserta. Cerco un’uscita, sbaglio. Arriva mamma Facebook