Bloccato in Cina, attacca sui migranti
«Mi domando solo perché il governo italiano non venga a salvare anche me»
«Il governo salva i migranti in mare. Allora mi chiedo perché non venga a salvare anche me». Valentino Sonzogni, l’imprenditore bloccato in Cina dal 1° dicembre 2017, scrive al Quirinale e va all’attacco. Ribadisce di essere vittima di una truffa e di una grave ingiustizia. «Se dovrò rimanere qui ancora a lungo morirò», dice. Il 3 agosto ci sarà una manifestazione a Milano, per chiedere che possa tornare.
Il conteggio dei giorni l’ha fatto lui: «Sono lontano dalla mia patria da ben 227 giorni». Così ha scritto domenica su Facebook e in una lettera inviata al Quirinale Valentino Sonzogni, 50 anni, imprenditore di Zogno ma residente ad Almè, bloccato in Cina dal 1° dicembre 2017. «Da anni — dice — il nostro Paese mette giustamente in campo energie per recuperare i migranti in mare. Mi chiedo allora perché il governo italiano non metta in campo tutte le risorse necessarie anche per salvare la mia vita: sono un cittadino italiano che si trova in una grandissima sofferenza da otto mesi, sono vittima di una grave ingiustizia. Se dovrò rimanere qui ancora a lungo morirò».
Da mesi Sonzogni non smette di raccontare la sua storia e quello che è successo il giorno in cui fu fermato all’aeroporto: «Ero venuto in Cina per una settimana di vacanza, ma al momento dell’imbarco per il ritorno, mi è stato impedito di partire perché era stato emesso un divieto di espatrio dall’autorità fiscale per tasse non versate relative a una società della quale risultavo ancora legale rappresentante. Ho poi scoperto che questa società, che pensavo chiusa dal 2010, ha continuato a operare, gestita da cinesi che l’hanno utilizzata per una frode ai danni del fisco per 4 milioni di euro». Sonzogni ha già scritto diverse volte al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Il Quirinale mi ha fatto sapere tramite l’ambasciata a Pechino che segue la situazione. Mi esprime solidarietà e vicinanza, ma poi non succede nulla di concreto — dice l’imprenditore —. Hanno distrutto la mia vita e quella della mia famiglia. Gli avvocati si stanno muovendo su due fronti. Da un lato stanno portando avanti la procedura per la liquidazione dell’azienda, ma potrebbero volerci due anni. Ci sono tanti ostacoli, anche perché chi ha fatto la truffa ha distrutto i libri contabili. Dall’altro gli avvocati stanno pure tentando di far revocare il divieto di espatrio, ma non si muove nulla. E io, che non sono indagato, sono costretto rimanere prigioniero in Cina».
Sonzogni, che ora è ospite nell’appartamento del suo avvocato in una zona a Sud della Cina, trascorre le giornate facendo sport e tenendo contatti con l’Italia. Il 3 agosto alle 10 alcuni suoi amici faranno una manifestazione a Milano, davanti al consolato cinese, per chiedere che possa tornare in Italia. Del suo caso si sono occupati anche i parlamentari bergamaschi Daniele Belotti (Lega) e Alessandra Gallone (Forza Italia). Sono stati da Angelino Alfano, quando era ministro degli Esteri, hanno presentato un’interrogazione parlamentare e presto ne presenteranno un’altra. «Abbiamo chiesto più volte un incontro anche all’ambasciatore cinese — dice Belotti —, ma non ci riceve. Lì abbiamo trovato un muro».
Hanno distrutto la mia vita. Sono vittima di una grave ingiustizia: se dovrò restare qui ancora a lungo morirò Valentino Sonzogni La politica Belotti (Lega): abbiamo chiesto incontri all’ambasciatore cinese ma troviamo un muro