«I miei voli senza diritti» L’hostess sfida Ryanair
Domani l’agitazione dei lavoratori, sit-in a Orio e Malpensa
Al terzo giorno di malattia in un anno da Dublino scatta il richiamo. E se vuoi fare carriera, non importa che tu sia un bravo assistente di cabina. Devi sapere vendere profumi e piazzare i biglietti della lotteria. Sono tra i punti alla base della protesta del personale Ryanair. Domani e giovedì, anche a Orio, sono previsti picchetti e disagi.
Il timore è una convocazione a Dublino. Per i lavoratori di Ryanair la capitale irlandese non è quel posto allegro dove andare a bere una Guinness tra gente incline alla risata. Ma è piuttosto la base da cui partono richiami e provvedimenti disciplinari, che possono scattare al terzo giorno di malattia richiesto nello stesso anno. O anche retrocessioni di carriera per chi ha scarse attitudini alle vendite durante i voli. Ed è anche contro queste regole imposte dalla compagnia aerea low cost che domani scatta uno sciopero internazionale. Anche all’aeroporto di Orio al Serio sono previsti inediti presidi da parte dei dipendenti in agitazione. Un fatto nuovo, dal momento che finora la sindacalizzazione all’interno del gruppo fondato da Michael O’Leary non si era mai fatta sentire.
In tutta Europa sono circa 600 i voli Ryanair cancellati a causa dell’astensione dal lavoro dichiarata dagli assistenti di volo in Italia, Spagna, Portogallo e Belgio per domani e dopodomani. In Lombardia fanno base circa 500 degli oltre 1.200 dipendenti italiani. Lo scalo bergamasco, dove fanno base 18 velivoli, rappresenta una sorta di hub della compagnia irlandese. Ed è questa la sede di riferimento di un’assistente di volo che ha scelto di denunciare le condizioni di lavoro «in contrasto con il diritto italiano», ma ancora con l’accortezza di mantenere l’anonimato, «perché già senza esporsi direttamente ma semplicemente perché cerco di far valere i miei diritti i richiami e le pressioni non mancano mai».
In cima alla lista degli incubi c’è la questione della malattia, in gergo call in sick : «Non è gradita — spiega sarcasticamente la hostess — e l’azienda mette in atto procedure che al terzo episodio nell’arco di un anno fanno scattare un richiamo o una convocazione a Dublino». E «proprio a ridosso di questo sciopero — aggiunge Laura Facchini, punto di riferimento della UilTrasporti per i dipendenti delle compagnie low cost — la soglia per il richiamo è stata ridotta da cinque a tre call in
sick ». Colpiscono anche altri tre particolari: le giornate di assenza per malattia non sono retribuite, per avvisare della propria assenza bisogna chiamare un call center irlandese (con telefonata a pagamento e attese anche lunghe) e per documentare malessere e guarigione basta l’autocertificazione. «Oltre a essere contrario al nostro diritto, il fatto di non passare da un medico comporta qualche rischio — sottolinea la lavoratrice —perché per evitare richiami ci si presenta al lavoro anche in condizioni precarie».
Il problema dei diritti negati si ripropone a proposito di maternità e congedi parentali. «Veniamo convocati a Dublino anche quando, dopo turni prolungati, dichiariamo di essere fatigue, cioè stanchi — prosegue il racconto —. Anche questo impatta sulla sicurezza, ma all’azienda interessa piuttosto misurare le nostre abilità da venditori». Dalle lotterie alle bibite, infatti, ogni lavoratore viene classificato in base a quanto riesce a vendere. «Per un volo di due ore chiedono di fatturare almeno un euro a passeggero e questo diventa il criterio che decide gli avanzamenti di carriera. Così capita di avere un capocabina inesperto ma bravo a vendere e un veterano retrocesso perché ha venduto meno».
Insomma, come fa notare il segretario della Uil lombarda Danilo Margaritella, «le istanze dei lavoratori Ryanair sono sacrosante, nel nostro territorio ci sono persone che non hanno gli stessi diritti di altre che fanno lo stesso lavoro e preoccupa che per qualcuno siano intesi come privilegi». E Claudio Tarlazzi, leader nazionale della UilTrasporti, la sigla più presente nella fragile sindacalizzazione Ryanair, aggiunge: «La nostra battaglia è per le tutele oggi negate ai dipendenti Ryanair basati in Italia, previste dal nostro ordinamento ma non riconosciute dalla compagnia, compresa la libertà di scegliere il sindacato a cui iscriversi, negata nonostante la condanna per attività antisindacale del tribunale di Busto Arstizio. E ora aspettiamo anche la pronuncia del Tribunale di Roma».
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