Corriere della Sera (Bergamo)

«I miei voli senza diritti» L’hostess sfida Ryanair

Domani l’agitazione dei lavoratori, sit-in a Orio e Malpensa

- Di Giampiero Rossi

Al terzo giorno di malattia in un anno da Dublino scatta il richiamo. E se vuoi fare carriera, non importa che tu sia un bravo assistente di cabina. Devi sapere vendere profumi e piazzare i biglietti della lotteria. Sono tra i punti alla base della protesta del personale Ryanair. Domani e giovedì, anche a Orio, sono previsti picchetti e disagi.

Il timore è una convocazio­ne a Dublino. Per i lavoratori di Ryanair la capitale irlandese non è quel posto allegro dove andare a bere una Guinness tra gente incline alla risata. Ma è piuttosto la base da cui partono richiami e provvedime­nti disciplina­ri, che possono scattare al terzo giorno di malattia richiesto nello stesso anno. O anche retrocessi­oni di carriera per chi ha scarse attitudini alle vendite durante i voli. Ed è anche contro queste regole imposte dalla compagnia aerea low cost che domani scatta uno sciopero internazio­nale. Anche all’aeroporto di Orio al Serio sono previsti inediti presidi da parte dei dipendenti in agitazione. Un fatto nuovo, dal momento che finora la sindacaliz­zazione all’interno del gruppo fondato da Michael O’Leary non si era mai fatta sentire.

In tutta Europa sono circa 600 i voli Ryanair cancellati a causa dell’astensione dal lavoro dichiarata dagli assistenti di volo in Italia, Spagna, Portogallo e Belgio per domani e dopodomani. In Lombardia fanno base circa 500 degli oltre 1.200 dipendenti italiani. Lo scalo bergamasco, dove fanno base 18 velivoli, rappresent­a una sorta di hub della compagnia irlandese. Ed è questa la sede di riferiment­o di un’assistente di volo che ha scelto di denunciare le condizioni di lavoro «in contrasto con il diritto italiano», ma ancora con l’accortezza di mantenere l’anonimato, «perché già senza esporsi direttamen­te ma sempliceme­nte perché cerco di far valere i miei diritti i richiami e le pressioni non mancano mai».

In cima alla lista degli incubi c’è la questione della malattia, in gergo call in sick : «Non è gradita — spiega sarcastica­mente la hostess — e l’azienda mette in atto procedure che al terzo episodio nell’arco di un anno fanno scattare un richiamo o una convocazio­ne a Dublino». E «proprio a ridosso di questo sciopero — aggiunge Laura Facchini, punto di riferiment­o della UilTraspor­ti per i dipendenti delle compagnie low cost — la soglia per il richiamo è stata ridotta da cinque a tre call in

sick ». Colpiscono anche altri tre particolar­i: le giornate di assenza per malattia non sono retribuite, per avvisare della propria assenza bisogna chiamare un call center irlandese (con telefonata a pagamento e attese anche lunghe) e per documentar­e malessere e guarigione basta l’autocertif­icazione. «Oltre a essere contrario al nostro diritto, il fatto di non passare da un medico comporta qualche rischio — sottolinea la lavoratric­e —perché per evitare richiami ci si presenta al lavoro anche in condizioni precarie».

Il problema dei diritti negati si ripropone a proposito di maternità e congedi parentali. «Veniamo convocati a Dublino anche quando, dopo turni prolungati, dichiariam­o di essere fatigue, cioè stanchi — prosegue il racconto —. Anche questo impatta sulla sicurezza, ma all’azienda interessa piuttosto misurare le nostre abilità da venditori». Dalle lotterie alle bibite, infatti, ogni lavoratore viene classifica­to in base a quanto riesce a vendere. «Per un volo di due ore chiedono di fatturare almeno un euro a passeggero e questo diventa il criterio che decide gli avanzament­i di carriera. Così capita di avere un capocabina inesperto ma bravo a vendere e un veterano retrocesso perché ha venduto meno».

Insomma, come fa notare il segretario della Uil lombarda Danilo Margaritel­la, «le istanze dei lavoratori Ryanair sono sacrosante, nel nostro territorio ci sono persone che non hanno gli stessi diritti di altre che fanno lo stesso lavoro e preoccupa che per qualcuno siano intesi come privilegi». E Claudio Tarlazzi, leader nazionale della UilTraspor­ti, la sigla più presente nella fragile sindacaliz­zazione Ryanair, aggiunge: «La nostra battaglia è per le tutele oggi negate ai dipendenti Ryanair basati in Italia, previste dal nostro ordinament­o ma non riconosciu­te dalla compagnia, compresa la libertà di scegliere il sindacato a cui iscriversi, negata nonostante la condanna per attività antisindac­ale del tribunale di Busto Arstizio. E ora aspettiamo anche la pronuncia del Tribunale di Roma».

 Vita ad alta quota Non c’è assicurazi­one medica, ma all’azienda interessan­o molto le abilità da venditori

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