La città scolpita
in 54 schede, correlate da foto, indice analitico e cartina, invita a camminare per le vie della città bassa con il naso all’insù. Perché in poco più di un centinaio di pagine, si racconta la storia della città attraverso i suoi edifici con interventi scultorei e artistici, simbolo di vicende storiche o familiari, come la testa maschile sulla facciata di Palazzo Rezzara, omaggio dello scultore Ambrogio Pirovano al fratello Ernesto, raffigurato tra la serie di visi femminili, raffigurazione delle istituzioni sociali cattoliche.
Sculture e decorazioni a forma di fiori, animali o frutti, in stile liberty. Arenaria di Sarnico, pietra di Zandobbio, il cemento decorativo, diffuso alla fine del XIX secolo, che raccontano lo sviluppo della città. Mentre scritte o rilievi, sono segni di un’archeologia industriale, come ricordano i bassorilievi sull’architrave d’ingresso dell’ex stabilimento di marmi, in via Ghislandi 57, dei fratelli Remuzzi, che negli anni ‘30 e ‘40 rivestirono i più importanti palazzi dell’amministrazione pubblica italiana, nonché quello del Parlamento cubano.
«Con questo lavoro portiamo alla luce i protagonisti della storia della nostra città, tra impresari, politici, artisti, architetti», spiega Cattaneo. Insieme a Rossi, per due anni, ha frequentato gli archivi della biblioteca Mai e quelli di famiglia di architetti e ingegneri per scovare informazioni su quella che «è una storia minore, mai raccontata e rivelatrice di Bergamo e del suo patrimonio artistico, da salvaguardare dall’incuria».