Quello scempio del laghetto artificiale mai utilizzato
San Simone: il lago artificiale c’è, i cannoni no I curatori non li trovano. Bss li acquistò da Lima
Un laghetto artificiale di cui si nota solo il fondo in cemento, con orrendi teli in plastica: il tutto nell’area del Parco delle Orobie. E una stanza che avrebbe dovuto contenere un impianto di innevamento preso in leasing dalla Brembo Super Ski. Contratto da due milioni di euro per 12 anni: la consegna era avvenuta, sulla carta, firmata da Giuseppe Berera, come amministratore della Bss. Ma l’impianto non c’è mai stato: un altro dei tanti misteri.
A settembre andrà all’asta. Trecentomila euro per aggiudicarsi uno scempio nel Parco delle Orobie. Ovvio, è tutta questione di punti di vista e nell’ottica di un imprenditore interessato al rilancio sciistico di San Simone, poter contare su un bacino d’acqua per la neve artificiale può anche avere un senso.
Lo avrebbe molto di più se esistesse un impianto per produrla. Che non c’è. Era stato acquistato, dovrebbe funzionare da dieci anni. E invece non c’è. Esiste solo nelle carte della Brembo Super Ski (Bss), la controllata dei comuni di Foppolo, Carona e Valleve che dal 2006 al 2017, prima di fallire, ha gestito il comprensorio. E poi in quelle della società di leasing rimasta col cerino in mano.
La storia dell’impianto di innevamento di San Simone è un giallo da 2 milioni di euro e i soliti personaggi al centro: l’ex sindaco di Foppolo Giuseppe Berera, che firma verbali di consegna di attrezzature fantasma, e il bresciano Sergio Lima, che con la sua Snowstar fa da fornitore. Attualmente sono entrambi agli arresti domiciliari dopo un periodo in carcere per il filone delle tangenti. Devono rispondere di corruzione e turbativa d’asta, Berera anche di truffa, bancarotta, falso e abuso d’ufficio. Il 24 dicembre
I verbali di consegna Furono firmati dal sindaco Berera, dopo la stipula dei contratti di leasing
2007, come emerge dai bilanci della società, Bss stipula un contratto di dodici anni con la Sbs leasing Spa, ora Ubi leasing, per un «generatore di neve Crystal ad augello centrale». È la parte principale del futuro impianto. Il valore dell’attrezzatura è di 895 mila euro più Iva, la somma totale da versare di 1.074.000 euro. Funziona così: Sbs leasing compra il materiale dalla Snowstar; Snowstar lo consegna a Bss, che poi in teoria lo farà installare; Bss si impegna a pagare il leasing con un maxi canone iniziale di 90 mila
euro. Il 3 gennaio 2008 Lima e Berera, quest’ultimo in qualità di amministratore della Bss, firmano l’avvenuta consegna. Lo stesso meccanismo si ripete a distanza di sei mesi. Il 26 giugno 2008, Bss sottoscrive un secondo contratto con Sbs leasing per completare l’opera: altri 1.142.ooo euro in dodici anni, con primo versamento di 47 mila per lance, cannoni e per le stazioni di pompaggio dell’acqua e dell’aria. La consegna, certificata sempre dal sindaco e dall’imprenditore, risulta effettuata il 18 luglio.
Negli anni successivi, le finanze della Bss sono in caduta libera. La controllata inizia a mancare i pagamenti e a dicembre 2013 ottiene la stipula di un piano di ammortamento che proroga la scadenza di entrambi i contratti al 2025. È comunque troppo tardi, perché nel giro di un paio d’anni, dopo l’estate dell’incendio doloso alle seggiovie e i primi fuochi d’artificio dell’inchiesta di carabinieri e guardia di finanza, il crac è inevitabile. Con il fallimento, è Ubi leasing a tentare, per lo meno, di recuperare l’impianto. Ne rivendica la proprietà, ma tra i beni inventariati dai curatori fallimentari non risulta. Le carte confermano l’operazione fino ai due verbali di consegna, eppure non c’è traccia di gran parte dell’attrezzatura. Secondo le verifiche avviate dai curatori, mancano lance, cannoni, generatore, in definitiva l’intera rete con tubature e pozzetti. «Hanno portato tutto a Foppolo», è la voce che gira. Per estremo scrupolo, si controlla. Risulta infondata. Alla fine, sono state rintracciate soltanto le stazioni per il pompaggio dell’acqua e dell’aria per un valore che al massimo si aggira intorno ai 100 mila euro. E il resto?
San Simone, cielo terso e l’aria fresca di montagna, l’ideale per un sabato di fine luglio. Che fine abbia fatto l’impian- to di innevamento da più di due milioni di euro, dieci anni e parecchie cronache di giornale dopo, nemmeno i curatori sono riusciti a scoprirlo. Gli unici pezzi dell’ingranaggio sono stati recuperati nei locali a valle del laghetto artificiale, opera realizzata sul finire dell’era Bss per garantire l’approvvigionamento di un circuito inesistente. Oggi è un obbrobrio tra larici, mirtilli e seggiovie ferme. È una pozza gigante e rinsecchita, una trappola per gli animali. Per gli escursionisti, il cartello che avverte del pericolo si riduce a una scritta in pennarello. «Divieto d’accesso», recita, ma di fatto chiunque può addentrarsi tra bancali abbandonati, matasse di cavi e ferri arrugginiti. Le recinzioni da cantiere, quelle arancio, di plastica, sono accartocciate un po’ nell’erba, un po’ sulla base in cemento. Il comprensorio ci spese centinaia di migliaia di euro. Difficile immaginare, almeno in questa fase, che qualcuno se lo compri all’asta. È un danno e una beffa.
La banca