Corriere della Sera (Bergamo)

«Le magnolie resteranno al loro posto»

- di Giorgio Gori

Gentile direttore, le magnolie di piazzetta Santa Lucia resteranno al loro posto, non le sostituire­mo con altri alberi. Ci abbiamo pensato bene, abbiamo valutato pro e contro — perché qualche contro c’è, come spiegherò. Alla fine abbiamo però scelto di aderire alla richiesta delle persone che all’ombra di quelle magnolie sono solite incontrars­i e conversare. Non è dunque statala protesta organizzat­a strumental­izzata da alcuni per chiare ragioni politiche e di bottega a farci mutare la decisione su questo punto.

La mia carriera di pendolare è cominciata lì, sulla pensilina del pullman di via Statuto. Da bighellone, il più delle volte non avevo una meta. Fermavano il 2 e il 7 e potevo prendere l’uno o l’altro sapendo che ognuno dei due rappresent­ava un viaggio a sé. Il 2 era il filobus business class utilizzato da profession­isti, funzionari e signore ben vestite per raggiunger­e uffici o negozi del centro città. Il 7 era un altro mondo. Era sempre pieno di gente provenient­e da tutta la provincia. In prevalenza erano donne che erano state in ospedale a trovare i propri cari e prendevano il bus per andare alla stazione e tornare alle loro case in treno o in corriera. Tante pregavano. Quando ne vedevi una piangere, non c’era bisogno di chiedere cos’era successo. Poi l’ospedale ha chiuso, il movimento di popolo è crollato, ma gli autobus fermano ancora. Con tre panchine, i tavolini di un bar e una fila di sei magnolie la pensilina s’è trasformat­a in un punto di ritrovo per la gente del quartiere. Funziona a meraviglia, tant’è vero che trovi sempre qualcuno che fa due chiacchier­e, legge un libro, un giornale o si beve un caffè. Ma l’assessore all’Urbanistic­a del Comune e i suoi tecnici dicono di no. Così com’è non va bene. Da paladini della rettitudin­e si sono accorti che le sei magnolie non sono allineate e la cosa li manda in bestia. Non importa se da anni le piante regalano ombra, ristoro e ossigeno. Vanno segate. Al loro posto arbusti di faggio e fioriere. Lo chiamano arredo urbano. In realtà sono puri esercizi di edilizia carceraria da parte di chi vuole decidere come farci trascorrer­e l’ora d’aria. I detenuti questa volta si sono ribellati. E qualcuno ha capito che avevano ragione.

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