Corriere della Sera (Bergamo)

Ultra Trail, Zanchi fa le scarpe a tutti

Il calzolaio di Cene vince e fissa il record: 140 chilometri su e giù in 23 ore e 14 minuti

- Di Donatella Tiraboschi

Ha corso per 23 ore e un quarto filate, anche in piena notte con la luna rossa dell’ellisse che si specchiava nei Laghi Gemelli, e quando è arrivato in Piazza Vecchia oltre a vincere ha stabilito un record. Nuova impresa per Marco Zanchi, il calzolaio di Cene che ha vinto la quarta edizione della Orobie Ultra Trail, la supercorsa di 140 chilometri attraverso valli e montagne. Zanchi ha così bissato la sua vittoria del 2015.

«Prima ero un concorrent­e, adesso sono un rottame». Sfinito, sderenato, spompato. Due ore dopo aver tagliato il traguardo, Fabio Di Giacomo (terzo al traguardo dell’Orobie Ultra Trail dopo il trionfator­e e recordman Marco Zanchi) è ancora steso immobile sul pavé di Piazza Vecchia con le gambe che scottano e un tubetto di proteine in mano. Nelle 25 ore e mezza ore che ha impiegato da Clusone a Bergamo, correndo per 140 chilometri su un dislivello di 9 mila metri, ha bevuto 14 litri di acqua ma, dopo le pastasciut­te e i brodi dei primi ristori, «succede di non riuscire a masticare più niente». Il corpo, le gambe vanno per conto loro e la mente pure. Vaga, erra, fa conti, si strania e Città Alta diventa un miraggio. «Il pensiero era fisso al traguardo, ai distacchi di chi avevo dietro. Pensavo che mi stessero tampinando e così ho anche accelerato», dice. La fatica ai picchi massimi, gli equilibri glicogenic­i da governare, la forza nervosa lo hanno shakerato per benino, ma la felicità per il terzo posto, su 309 partenti, supera tutto.

«Il piazzament­o non mi importava, tagliare il traguardo sì». Lo ha fatto, il varesino Di Giacomo al termine della quarta edizione dell’Ultra Trail. Roba per gente forte e appassiona­ta questo tipo di maratona montana sempre più diffusa, che ha tutto di «ultra»; la distanza, il dislivello, e il cuore ultratemer­ario e ultracorag­gioso di chi, in una notte di luglio, decide di percorrere gli ultra-sentieri delle Orobie (Olmo, Albani, Lizzola, Curò, Fiumenero, Brunone, Calvi, Gemelli e poi Zambla, Poieto, Selvino e Maresana) e quelli ancora più tosti delle proprie possibilit­à fisiche e psichiche.

Il cronometro c’è e conta: per Zanchi si è fermato a 23 ore e 14 minuti, che è appunto il record assoluto dell’evento dove aveva già trionfato tre anni fa. Ma il bello di questo 42enne di Cene che fa le scarpe a tutti, nello sport e nella vita (è calzolaio) è che riesce a mettere il risultato in secondo piano. Romanticam­ente defila la classifica, quando dice: «Stanotte per un’ora, mi sono goduto la luna rossa che si specchiava nei Laghi Gemelli. Eravamo io e lei (la luna!), un po’ di musica nelle cuffiette, una maglietta leggera perché pure lassù faceva caldo e i piedi che andavano». Il nirvana del maratoneta, da Filippide in poi, come privilegio concesso a pochi, condensa e annulla tutto il resto. «L’amarezza dello scorso anno quando per colpa di un’infezione non avevo potuto allenarmi — racconta Zanchi —, gli allenament­i senza sosta degli ultimi mesi, la fatica della gara con un caldo pazzesco». Che non colpisce solo i muscoli, ma anche la testa che deve elaborare tutti i dati per tradurli nel ruolino di marcia: «Da Clusone al Curò è tremendo, c’è poco da correre e ogni passo è un’insidia», spiega il vincitore che in quel tratto ha messo a punto la sua strategia, lasciando andare Andrea Macchi, vincitore dello scorso anno, costretto al ritiro per un dolore a un ginocchio dopo aver veleggiato in testa per 80 chilometri.

Con una caduta, la tremenditu­dine del Curò l’ha sperimenta­ta anche Oliviero Bosatelli, il pompiere volante di Gandino che ha lasciato 52 minuti e un plus di fatica aggiuntiva nell’affrontare le salite, ma è riuscito a mettere in cassaforte il secondo gradino di un podio che è l’apoteosi più pura della popolarità dello sport. Sul primo gradino un calzolaio, sul secondo un marmista, sul terzo un vigile del fuoco (che ha sempre parole affettuose per i colleghi). Calcare questi gradini (la premiazion­e oggi a mezzogiorn­o in Piazza Vecchia) è gloria e basta. Nessun montepremi in denaro. «E lunedì si torna in negozio», chiude Zanchi festeggiat­o dal suo cagnolino Sette. «Il 7 è il numero dei miei pettorali e lui viene a correre con me. Quando mi ha visto partire mi ha guardato storto come per dire: ma perché devo restare a casa?».

❞ L’eclisse Mi sono goduto la luna rossa che si specchiava nei Laghi Gemelli Marco Zanchi

❞ L’obiettivo Il pensiero era fisso al traguardo, non pensavo a piazzarmi ma ad arrivare

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Marco Zanchi subito dopo l’arrivo
 ??  ?? L’evento A sinistra, Marco Zanchi all’arrivo (foto Zanardi). Dall’alto Oliviero Bosatelli e il fascio di luce, Giulia Vinco sull’Arera (foto Forcella), un selfie (foto Sonzogni)
L’evento A sinistra, Marco Zanchi all’arrivo (foto Zanardi). Dall’alto Oliviero Bosatelli e il fascio di luce, Giulia Vinco sull’Arera (foto Forcella), un selfie (foto Sonzogni)
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