Piccinelli: non ho preso la tangente
L’ex senatore azzurro, per due ore in Procura, smentisce la versione dell’ex sindaco Berera
Enrico Piccinelli, ex assessore provinciale all’Urbanistica ed ex senatore, nega con fermezza di aver mai intascato la tangente di cui ha parlato l’ex sindaco di Foppolo Beppe Berera, confermata lunedì dai fratelli Boccolini, accusati di aver fatto da intermediari. In un comunicato del suo avvocato Piccinelli si definisce «incredulo rispetto alle gravi accuse» e ribadisce «la correttezza del suo operato da amministratore pubblico».
L’ex senatore di Forza Italia, Enrico Piccinelli, si infila nel parcheggio di piazza della Libertà quando sono le 19 passate. Rallenta il passo e saluta con cortesia, ma non apre bocca e sparisce con il difensore Giorgio Rossi, che lo assiste insieme all’avvocato Federico Merelli. È riemerso da mezz’ora, prima di una tappa nello studio legale, dall’interrogatorio con il pm e la Gdf sulla presunta tangente di 780 mila euro. L’ex sindaco di Foppolo, Giuseppe Berera, ha raccontato che nel 2014 la mazzetta partì dalla valle verso Piccinelli per l’affare del Pgt che avrebbe dovuto sbloccare un mega progetto edilizio-turistico. L’azzurro era assessore provinciale all’Urbanistica, ma la Provincia bocciò il piano per due volte.
L’ex senatore ha parlato per due ore in procura, dalle 16.30. La sintesi è affidata a una nota dell’avvocato Rossi: «L’ing. Enrico Piccinelli ha confermato l’assoluta correttezza e trasparenza, negli anni, del suo operato quale pubblico amministratore. È rimasto incredulo e sconcertato, sin dal primo momento, rispetto alle gravi accuse mosse nei suoi confronti e ne ribadisce l’assoluta falsità, con robusto convincimento». Il verbale è secretato ma queste poche righe significano che Piccinelli smentisce la tangente e, dunque, Berera. Lui ma anche Fulvio e Maria Cristina Boccolini, consulenti aziendali che l’ex senatore conosce bene. In campagna elettorale si appoggiò al loro studio, allora in via San Francesco D’Assisi, in centro a Bergamo. Sono stati interrogati lunedì in procura. I dettagli sono top secret, ma nella sostanza hanno confermato le parole dell’ex sindaco di Foppolo.
I due consulenti sono anelli di congiunzione importanti in questa presunta catena corruttiva. Berera dice di aver consegnato alla Boccolini la valigetta con la prima tranche di denaro per Piccinelli, 480 mila euro di 780 mila. La consulente avrebbe confermato che i soldi arrivarono a destinazione, salvo una parte rimasta a lei e al fratello e un’altra, piccola, a Berera stesso. Se la coda, sempre secondo la ricostruzione al vaglio di procura e finanza, era Piccinelli il capo era un tris di imprenditori: Battista Vistalli, 65 anni, originario di Serina; l’architetto Flavio Papetti, 47 anni, di Piazza Brembana; Mauro Regazzoni, 59 anni, di Olmo al Brembo. La raccolta di denaro sarebbe partita da loro, in cambio avrebbero avuto un ritorno in volumetrie, quindi in affari. Regazzoni verrà sentito oggi, gli altri due ieri mattina hanno scelto di non parlare.
Alle 10.20 il primo ad arrivare è Vistalli. Pantaloni scuri e camicia bianca, sulla spalla sinistra una borsa di tela beige, attraversa piazza Dante e imbocca il portone della procura insieme all’avvocato Dimitri Colombi. Esce venti minuti dopo. «Abbiamo scelto di avvalerci della facoltà di non rispondere in attesa di avere un quadro più completo della vicenda», si limita a dire il difensore. Papetti entra alle 11.30 con il suo avvocato Marco Zambelli ed esce al massimo un quarto d’ora dopo.
Zitti gli imprenditori, nel nuovo filone dell’inchiesta di Foppolo partita dall’incendio delle seggiovie e lievitata fino alle ipotesi di corruzione gli inquirenti si trovano ora in mezzo a due versioni contrastanti. Da un lato quella di Berera e dei Boccolini, dall’altro quella di Piccinelli. Pesarle non è facile, tenuto conto che si tratta di una presunta tangente di quattro anni fa e, si sa, il tempo non aiuta a trovare le tracce. Mancano molti tasselli di questo intreccio tra affari e politica. Chi avrebbe proposto la mazzetta? I Boccolini potrebbero aver millantato di trovare in Piccinelli il trampolino per la valle? Oppure la proposta è arrivata da lui? E, ancora, gli imprenditori, ammesso che abbiano pagato, conoscevano la destinazione del denaro? Forse la procura ha già le risposte. Molto dipende da quanto le versioni abbiano convinto e da quanto, dall’una o dall’altra parte, siano stati forniti dettagli ben circostanziati. In questa storia di montagna che le montagne le ha scavalcate colpisce un altro spaccato. Quanto gli anelli della catena si conoscevano? I costruttori forse nemmeno sapevano dei Boccolini. Se fosse confermata la versione di Berera, ancora una volta sarebbe lui l’uomo chiave della valle a cui almeno tre imprenditori avrebbero messo in mano quasi un milione di euro. Quasi alla cieca, ma con uno scopo: gli affari. Vistalli acquistò due piani sotto piazzale alberghi per costruire garage. Ne realizzò un centinaio, anche se ne ha venduta una ventina.