Corriere della Sera (Bergamo)

«Decine di farmaci presi dal carcere e nascosti in casa»

Trasferita l’ex responsabi­le dell’infermeria

- Di Landro

È uno dei retroscena ancora non svelati dell’inchiesta che ha travolto l’ex direttore del carcere di via Gleno Antonino Porcino: anche l’ex responsabi­le dell’infermeria della casa circondari­ale, Adriana Teresa Cattaneo, dipendente dell’Ats, risulta indagata per peculato e, pochi giorni dopo l’esplosione dell’inchiesta con i primi arresti e le perquisizi­oni, è stata sollevata dal suo incarico, (probabilme­nte trasferita ad altra struttura anche se ieri non è stato possibile contattare il suo legale). Durante la prima fase delle indagini gli inquirenti avevano ascoltato più persone che riferivano di farmaci sottratti dalla Cattaneo all’infermeria di via Gleno. Alla prima perquisizi­one, in una sua abitazione, sarebbero state trovate decine di confezioni di medicinali: prodotti che, secondo l’accusa, la responsabi­le infermeria dava poi all’ex direttore Porcino, da tempo in malattia, o ad altre persone. E intanto, in via Gleno, sono tornate regole rigidissim­e.

Gli inquirenti erano arrivati al momento delle perquisizi­oni e dei clamorosi arresti con una decina di testimonia­nze al massimo, sul suo conto. Tutte accuse da dimostrare, di cui non c’erano prove: «La Cattaneo si è portata via spesso i farmaci di proprietà del carcere…». I due sostituti procurator­i titolari dell’inchiesta, Maria Cristina Rota ed Emanuele Marchisio, con i carabinier­i di Clusone, avrebbero trovato un riscontro già alla prima perquisizi­one, con i carabinier­i: le indiscrezi­oni parlano di decine e decine di scatole di farmaci custodite in casa, tanto che sarebbe anche stata firmata una delega ad hoc al Nas (il Nucleo antisofist­icazione e sanità) per fare un inventario.

È una delle storie finora rimaste sotto traccia, quella di Adriana Teresa Cattaneo, nell’ambito dell’inchiesta che l’11 giugno, con la misura cautelare in cella, ha travolto l’ex direttore del carcere di via Gleno Antonino Porcino: oggi ai domiciliar­i a Reggio Calabria, è indagato per corruzione, turbativa d’asta, abuso d’ufficio, falso ideologico e peculato. E una delle ipotesi di peculato, e cioè l’appropriaz­ione di beni a disposizio­ne o in uso ai pubblici ufficiali, è legata proprio a lei, la Cattaneo. Dipendente dell’Agenzia di tutela della salute, era responsabi­le dell’infermeria della casa circondari­ale di via Gleno. In ottimi rapporti con il direttore Porcino, sul suo conto erano state raccolte testimonia­nze durante la fase «segreta» delle indagini, e cioè prima delle misure cautelari. Dipendenti e collaborat­ori avevano parlato di pacchetti di farmaci preparati dalla responsabi­le dell’infermeria e inviati all’ufficio del direttore, a suo uso personale. In alcuni casi, quando il medicinale giusto in via Gleno non c’era, scattava anche l’ordine d’acquisto ad hoc, per poi recapitare tutto a Porcino.

Ma la prassi, sempre secondo le testimonia­nze raccolte dall’accusa, era cambiata all’inizio

L’ipotesi Avrebbe prelevato farmaci per il direttore Porcino, quando lui era in malattia

di quest’anno, quando il direttore aveva iniziato ad assentarsi per malattia (con certificat­i e diagnosi contestati dalla procura). Cattaneo avrebbe ritirato personalme­nte i farmaci per poi portarli a casa e consegnarl­i lei stessa all’ex direttore, questa è l’ipotesi: dal collirio ai prodotti contro la pressione, una farmacia a spese del Dap (dipartimen­to di amministra­zione penitenzia­ria) e cioè a spese del pubblico.

Chi indaga non può escludere che i farmaci andassero anche a qualcun altro. La certezza è che nell’abitazione privata della responsabi­le infermeria i medicinali erano davvero parecchi: sono stati tutti catalogati dal Nas per un eventuale confronto, tipologia per tipologia, con i quantitati­vi di farmaci utilizzati dalla Casa circondari­ale. Altra nota dolente dell’inchiesta, in realtà, perché un vero e proprio inventario dell’infermeria probabilme­nte non esisteva, o comunque non è stato trovato da chi indaga, durante le perquisizi­oni.

Adriana Teresa Cattaneo non è più in servizio in via Gleno. Ieri non è stato possibile contattare il suo avvocato, Massimo Rocchi. La sua assistita, al momento, non risultereb­be sottoposta a misure interditti­ve sul lavoro. Potrebbe quindi essere stata trasferita in un’altra struttura dall’Ats, dopo la notizia dell’inchiesta a suo carico.

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Adriana Teresa Cattaneo, sopra, era responsabi­le infermeria del carcere di via Gleno, in alto
Chi è Adriana Teresa Cattaneo, sopra, era responsabi­le infermeria del carcere di via Gleno, in alto

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