Corriere della Sera (Bergamo)

Morì saltando nel dirupo Bara, ora quattro indagati

Ubiale, nei guai i tre inseguitor­i e l’amico. Il cinquanten­ne accusato di aver intralciat­o le ricerche

- Giuliana Ubbiali gubbiali@corriere.it

Bara Thiam ( foto), 20 anni, morì saltando un guard rail, a Ubiale Clanezzo. L’inchiesta è chiusa: due persone sono indagate per omicidio preterinte­nzionale e insieme ad altre due (uno è l’amico del ragazzo) per omissione di soccorso. Una di loro anche per intralcio delle ricerche.

Saltò oltre il guard rail e sparì nel dirupo. Mentre tutti se ne andavano dalla Ubiale Power Sound, il 22 luglio 2017, Bara Thiam era già finito nel vuoto. Morto. Aveva vent’anni, da 14 viveva ad Almè con la sua famiglia arrivata dal Senegal, sognava di fare il calciatore. Saltò perché scappava da tre inseguitor­i, è sicuro il pm Fabio Pelosi, senza sapere che sotto ai piedi avrebbe trovato la morte. Il pm è altrettant­o certo che nessuno volesse anche quella fine. Due persone, infatti, sono indagate per omicidio preterinte­nzionale. In alternativ­a, per morte come conseguenz­a di altro reato. Le indagini sono chiuse, gli indagati potranno presentare le loro memorie, poi il magistrato deciderà se chiedere il processo oppure, meno probabile, l’archiviazi­one.

Domanda: la fine di un ragazzo avvenuta in questo modo può essere chiusa come disgrazia? Spesso la giustizia di cui hanno bisogno le famiglie delle vittime non è la stessa scritta nel codice penale. Ma in questa vicenda c’è un altro aspetto che ha scosso le coscienze. E, a giudicare dalle ipotesi di reato, anche la procura. Bara aveva bevuto quella sera, ha rilevato l’esame autoptico. Forse ha saltato anche per quel motivo. Chi poteva aspettarse­lo? Al netto di questo aspetto e di quello che possa aver combinato quella sera, però, dopo che sparì nessuno lo cercò o lanciò l’allarme fino al giorno successivo. L’unica consolazio­ne, sempre che lo sia, è che morì subito per la caduta.

C’era una pattuglia dei carabinier­i in paese, ma nemmeno una persona la avvicinò per riferire che oltre il curvone, sopra la festa per la polisporti­va, era successo qualcosa. Nemmeno l’amico che era con Bara, K.T., 23 anni, albanese con casa a Villa d’Almè. È indagato anche lui, per omissione di soccorso come i due già indagati per la prima ipotesi, e una donna. La posizione più complessa è quella di C.B., 55 anni, di Ubiale. Fu il primo a finire sotto inchiesta. Era in cucina, alla festa, quando il figlio di un amico si presentò con il volto sanguinant­e. Era stato ferito, da Bara probabilme­nte. Il cinquanten­ne andò a cercarlo, lo vide in auto con gli amici, prese la portiera a calci — è la ricostruzi­one della procura -, Bara scese e scappò. Lui, dietro. Fino qui, assistito dall’avvocato Eugenio Sarai, lui stesso ammette. Da qui in avanti, la sua versione è che tornò indietro dopo il cimitero. Incrociò anche una coppia di amici. Lo disse già al pm, facendosi interrogar­e a settembre. Secondo le indagini, invece, proseguì fino a dove Bara si lanciò. Lo vide saltare — è l’accusa — ed essendo del paese doveva sapere che sotto c’era il vuoto. È l’unico su cui pesa un’altra ipotesi. Aver intralciat­o le ricerche, il giorno dopo. Tornato sul posto con i vigili del fuoco e gli uomini del soccorso alpino, non disse di aver ritrovato le scarpe che Bara perse, scappando. Le lanciò giù dal burrone con un calcio. Un gesto di rabbia, ammise nell’interrogat­orio. Ma sostiene di non aver immaginato che il ventenne fosse finito nel burrone. Indicò un punto diverso da quello in cui si trovava il corpo, è sempre l’ipotesi della procura. Ma lui giura che non poteva saperlo. Non è così, secondo i carabinier­i, che hanno ascoltato la testimonia­nza di tre ragazzi. Erano incolonnat­i in auto sulla strada lungo la quale Bara fuggiva. Lo videro correre. Dietro, un uomo con i capelli bianchi, un ragazzo con il cappello di paglia

Testimoni e filmati Tre ragazzi videro l’inseguimen­to e le telecamere hanno ripreso anche il salto

«La vendetta» A due indagati il pm contesta anche le botte e i vetri rotti dell’auto di uno degli inseguitor­i

(l’amico di Bara) e una donna che urlava «Prendilo». Videro il ventenne salire sul muretto e poi saltare. C.B. ritiene di non essere l’uomo con i capelli bianchi. Li ha, ma indossava una maglietta gialla, non la camicia di flanella descritta dai testimoni.

La donna I.B., 26 anni, di Sedrina e il suo fidanzato R.M., coetaneo, di Sorisole, entrarono in un secondo momento nelle indagini. Per le testimonia­nze e per i filmati delle telecamere. All’inizio dell’inchiesta risultavan­o solo le immagini del primo tratto di strada, ma i carabinier­i sono riusciti a recuperare anche quelle fino al punto del salto. Si vedono più persone. Degli altri indagati non è stato possibile conoscere la versione difensiva: gli avvocati si riservano di leggere gli atti. In questa vicenda c’è qualcosa che non torna al pm, che tra i motivi dell’inseguimen­to adombra faccende legate alla droga o al furto di un portafogli.

E c’è un’ipotesi di giustizia fai da te. K.T. e D.C., 23 anni, di Villa d’Almè, sono indagati per aver preso a pugni R.M. nella discoteca Evolution Cafè, di Paladina, e di avergli rotto i vetri dell’auto, il 24 settembre, per vendicare la morte di Bara.

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 ??  ?? La vittima Bara Thiam, 20 anni, senegalese, viveva con la famiglia ad Almè. È morto il 22 luglio 2017 saltando oltre il guard rail della strada che da Ubiale Clanezzo porta ai ponti di Sedrina: secondo il pm scappava da tre persone che lo inseguivan­o
La vittima Bara Thiam, 20 anni, senegalese, viveva con la famiglia ad Almè. È morto il 22 luglio 2017 saltando oltre il guard rail della strada che da Ubiale Clanezzo porta ai ponti di Sedrina: secondo il pm scappava da tre persone che lo inseguivan­o
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