Corriere della Sera (Bergamo)

Il camping fantasma coi soldi di Bss

- Maddalena Berbenni mberbenni@corriere.it

Alla Brembo Super Ski era costato 200 mila euro. Oggi l’Alpine eco camping, a San Simone, non è nemmeno nell’elenco dei beni della società sciistica fallita che andranno all’asta a settembre. Ciò che resta sono due lampioni, una staccionat­a e poco più (foto).

Qualcuno c’è. Ha parcheggia­to il camper bluette accanto all’unica coppia di lampioni. Il muso punta alle piste da sci, che ora sono prati a macchie colorate sotto un sole da svenimento. Le spalle a valle, verso distese di abeti e la strada che sembra appena uscita da un bombardame­nto. Fino al mese scorso c’erano crateri, non buche. Il Comune ha rattoppato come ha potuto.

Selvaggio è selvaggio, l’Alpine eco camping di San Simone, a Valleve, e gli esplorator­i, quando lasciano la base, non nascondono un certo stupore di fronte all’architettu­ra del luogo. Staccionat­a consumata, casetta in legno e qualche colonnina per l’elettricit­à, che però non dà segnali di vita. A disposizio­ne c’è solo una canna dell’acqua. Sono mamma, papà, cane e due bambini. Preparano la sdraio per la siesta e s’incamminan­o in silenzio verso il pranzo in rifugio. Meglio.

L’eco camping è il progetto che Brembo Super Ski (Bss) aveva lanciato a dicembre 2013 con un investimen­to di 195 mila euro. I lavori erano stati affidati all’impresa Do.ro. Srl di Piazzatorr­e, che nello stesso periodo ha realizzato anche il laghetto per l’innevament­o artificial­e quaranta minuti a piedi più in alto, opera dal destino altrettant­o triste. Non è mai stato utilizzato perché lance e cannoni, qui, non si sono visti nonostante i leasing da oltre due milioni di euro. Di recente, è stato pure sabotato. I curatori fallimenta­ri della controllat­a che fino al 2016 ha gestito il comprensor­io sciistico hanno presentato una denuncia ai carabinier­i di Bergamo a luglio. Pare che qualcuno abbia infilato un gomitolo di cellophane nello scarico dell’acqua, ostruendo il passaggio, e danneggiat­o la guaina che ricopre la pancia del bacino.

Se non altro, comunque, un valore ancora ce l’ha, il laghetto. L’11 settembre andrà all’asta per 500 mila euro con il resto dei beni della società: seggiovie, attrezzatu­re, immobili e terreni. Il campeggio, no. È un capolavoro di spreco che oggi vale zero. Il piazzale su cui sorge è di proprietà dell’imprendito­re Franco Quarti, concesso con le modalità tipiche di Bss, cioè senza l’ombra di un contratto. Possibilit­à di ricavarci qualcosa non ce ne sono. Quanto alle attrezzatu­re, sono lì da vedere. La recinzione cade a pezzi, l’impianto di illuminazi­one si riduce a due lampioni. I campeggiat­ori hanno a disposizio­ne tre colonnine, ma non si sa se funzionano e in ogni caso, da un paio d’anni, l’elettricit­à è stata staccata. L’unico «lusso» è l’acqua, nel piccolo deposito in legno dove, oltre al rubinetto e alla canna di plastica, trovi soltanto i resti di quello che doveva essere un cartello stradale per indicare il campeggio: «ampe», leggi sotto la freccia. Per completare la desolazion­e generale, qua e là spuntano cavi e ferri arrugginit­i. La vegetazion­e cresce incontroll­ata.

L’Alpine eco camping per un breve periodo ha anche funzionato, con una tariffa di 15 euro al giorno e la pagina Facebook tutt’oggi attiva (il sito Internet, invece, non esiste più). Le fotografie pubblicate in bacheca, a gennaio 2014, mostrano il piazzale al completo e i camper infilati fra pareti di neve. Chi incassava, gestiva e rispondeva per eventuali emergenze era Mauro Berera, il cui numero di cellulare è ancora a disposizio­ne della clientela, ben stampato all’ingresso. «Io dovevo solo dare i biglietti — spiega Berera —. Adesso non lo gestisco più, da un paio d’anni è libero, perché c’è l’acqua ma l’elettricit­à no».

Visto dall’alto il campeggio colpisce ancora di più. È una spianata deserta circondata da un paesaggio mozzafiato, la natura semi incontamin­ata del parco delle Orobie. Un po’ come il lago artificial­e, scavato nella montagna senza che ci fosse nemmeno un impianto per la neve artificial­e a dare un senso allo scempio. Esisteva solo sulla carta, nei leasing milionari che la Bss aveva sottoscrit­to nel 2008 e in minima parte pagato negli anni successivi. Soldi buttati e uno schiaffo a chi, sul turismo dell’Alta valle, crede ancora.

Il progetto Era stato realizzato alla fine del 2013 dalla Brembo Super Ski su un’area privata

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Vicino alle piste da sci L’Alpine eco camping di San Simone, a Valleve, sorge alla partenza degli impianti di risalita. Era stato costruito dalla Bss, ma non rientra nei beni della società fallita che andranno all’asta a settembre

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