Il camping fantasma coi soldi di Bss
Alla Brembo Super Ski era costato 200 mila euro. Oggi l’Alpine eco camping, a San Simone, non è nemmeno nell’elenco dei beni della società sciistica fallita che andranno all’asta a settembre. Ciò che resta sono due lampioni, una staccionata e poco più (foto).
Qualcuno c’è. Ha parcheggiato il camper bluette accanto all’unica coppia di lampioni. Il muso punta alle piste da sci, che ora sono prati a macchie colorate sotto un sole da svenimento. Le spalle a valle, verso distese di abeti e la strada che sembra appena uscita da un bombardamento. Fino al mese scorso c’erano crateri, non buche. Il Comune ha rattoppato come ha potuto.
Selvaggio è selvaggio, l’Alpine eco camping di San Simone, a Valleve, e gli esploratori, quando lasciano la base, non nascondono un certo stupore di fronte all’architettura del luogo. Staccionata consumata, casetta in legno e qualche colonnina per l’elettricità, che però non dà segnali di vita. A disposizione c’è solo una canna dell’acqua. Sono mamma, papà, cane e due bambini. Preparano la sdraio per la siesta e s’incamminano in silenzio verso il pranzo in rifugio. Meglio.
L’eco camping è il progetto che Brembo Super Ski (Bss) aveva lanciato a dicembre 2013 con un investimento di 195 mila euro. I lavori erano stati affidati all’impresa Do.ro. Srl di Piazzatorre, che nello stesso periodo ha realizzato anche il laghetto per l’innevamento artificiale quaranta minuti a piedi più in alto, opera dal destino altrettanto triste. Non è mai stato utilizzato perché lance e cannoni, qui, non si sono visti nonostante i leasing da oltre due milioni di euro. Di recente, è stato pure sabotato. I curatori fallimentari della controllata che fino al 2016 ha gestito il comprensorio sciistico hanno presentato una denuncia ai carabinieri di Bergamo a luglio. Pare che qualcuno abbia infilato un gomitolo di cellophane nello scarico dell’acqua, ostruendo il passaggio, e danneggiato la guaina che ricopre la pancia del bacino.
Se non altro, comunque, un valore ancora ce l’ha, il laghetto. L’11 settembre andrà all’asta per 500 mila euro con il resto dei beni della società: seggiovie, attrezzature, immobili e terreni. Il campeggio, no. È un capolavoro di spreco che oggi vale zero. Il piazzale su cui sorge è di proprietà dell’imprenditore Franco Quarti, concesso con le modalità tipiche di Bss, cioè senza l’ombra di un contratto. Possibilità di ricavarci qualcosa non ce ne sono. Quanto alle attrezzature, sono lì da vedere. La recinzione cade a pezzi, l’impianto di illuminazione si riduce a due lampioni. I campeggiatori hanno a disposizione tre colonnine, ma non si sa se funzionano e in ogni caso, da un paio d’anni, l’elettricità è stata staccata. L’unico «lusso» è l’acqua, nel piccolo deposito in legno dove, oltre al rubinetto e alla canna di plastica, trovi soltanto i resti di quello che doveva essere un cartello stradale per indicare il campeggio: «ampe», leggi sotto la freccia. Per completare la desolazione generale, qua e là spuntano cavi e ferri arrugginiti. La vegetazione cresce incontrollata.
L’Alpine eco camping per un breve periodo ha anche funzionato, con una tariffa di 15 euro al giorno e la pagina Facebook tutt’oggi attiva (il sito Internet, invece, non esiste più). Le fotografie pubblicate in bacheca, a gennaio 2014, mostrano il piazzale al completo e i camper infilati fra pareti di neve. Chi incassava, gestiva e rispondeva per eventuali emergenze era Mauro Berera, il cui numero di cellulare è ancora a disposizione della clientela, ben stampato all’ingresso. «Io dovevo solo dare i biglietti — spiega Berera —. Adesso non lo gestisco più, da un paio d’anni è libero, perché c’è l’acqua ma l’elettricità no».
Visto dall’alto il campeggio colpisce ancora di più. È una spianata deserta circondata da un paesaggio mozzafiato, la natura semi incontaminata del parco delle Orobie. Un po’ come il lago artificiale, scavato nella montagna senza che ci fosse nemmeno un impianto per la neve artificiale a dare un senso allo scempio. Esisteva solo sulla carta, nei leasing milionari che la Bss aveva sottoscritto nel 2008 e in minima parte pagato negli anni successivi. Soldi buttati e uno schiaffo a chi, sul turismo dell’Alta valle, crede ancora.
Il progetto Era stato realizzato alla fine del 2013 dalla Brembo Super Ski su un’area privata