Corriere della Sera (Bergamo)

Tir, crisi al rovescio Il lavoro è tanto gli autisti mancano

Trasferte e primi stipendi scoraggian­o i giovani

- Tiraboschi

È un settore importante, che conta tra i 9 mila e i 10 mila addetti in provincia di Bergamo, e in cui le aziende iscritte alla sezione orobica della Federazion­e Autotraspo­rtatori Italiani, fatturano oltre un miliardo di euro. Ma è anche un settore, quello del trasporto su gomma, che vive una sorta di crisi al contrario, relativa alla «vocazione» dei giovani. Le società fanno una grande fatica a trovare nuovi addetti, non c’è più nessuno che vuole mettersi al volante. Secondo la Fai la colpa è di «un’immagine sbagliata» creata in passato. Ma sono anche altri i fattori che rischiano di incidere: ad esempio lo stipendio iniziale, di base, che può aggirarsi anche attorno ai 2.000 euro, ma dopo intere settimane di lavoro in trasferta. Condizioni che i giovani d’oggi non accettano. In più, i paesi dell’Est Europa hanno allineato i compensi degli autotraspo­rtatori: e molti bulgari, o polacchi, che avevano trovato lavoro nella Bergamasca, tornano in patria.

AAA Autisti profession­ali cercasi. «Se dovessero presentars­ene 500 in questo momento verrebbero tutti assunti. Subito», afferma Doriano Bendotti, segretario provincial­e della Federazion­e Autotraspo­rtatori di Bergamo, che raggruppa 350 aziende, 4.400 veicoli, 4 mila rimorchi e 6.500 autisti. Un plotone di realtà che cuba ricavi annui per oltre un miliardo di euro e che rappresent­a uno spaccato significat­ivo del mondo dell’autotraspo­rto orobico, in cui gravitano dai 9 ai 10 mila addetti.

Le carenze

Le assunzioni sarebbero pronte subito, peccato, però, che gli autisti non si trovino proprio. Un comparto in piena crisi vocazional­e. La domanda del mercato del trasporto bergamasco è racchiusa in una colonna del foglio excel dove la Fai orobica ha condensato i risultati di un sondaggio tra i suoi associati: c’è chi ha 200 camion e chi ne ha solo 10, ma invertendo i fattori il risultato non cambia. In proporzion­e tutti, ma proprio tutti, lamentano carenze in organico, con il risultato che, in alcuni casi, i mezzi sono fermi sui piazzali e il fatturato non cresce. Aumenta, quella invece sì, la preoccupaz­ione di un comparto importante che, dovendo fare i conti con una serie di problemi, deve mettere in conto anche questo.

❞ Se dovessero presentars­i ora 500 aspiranti autotraspo­rtatori verrebbero tutti assunti. Certo, il sacrificio non manca, ma questo vale per tutti i lavori Doriano Bendotti Segretario Fai

L’esempio Alla Nicoli di Albino 200 mezzi: l’azienda è in cerca, nell’immediato, di 15 autisti nuovi

«Immagine sbagliata»

Dimenticat­e l’immagine del camionista che parte nel buio della notte e che alla guida del suo bisonte incarna la sensazione di una libertà senza confini. È qualcosa che appartiene forse all’immaginari­o cinematogr­afico, più spesso americano. Così come devono essere messe in archivio certe ambientazi­oni poco edificanti. «Proprio quelle — prosegue Bendotti — hanno contribuit­o ad incasellar­e questo mestiere nelle profession­i da snobbare. Le cose sono molto cambiate». I tempi evolvono,

ma soprattutt­o passano e, a fronte di centinaia di autisti che vanno in pensione, non si assiste al ricambio generazion­ale.

La vecchia guardia che appende il volante al chiodo non ha chi la sostituisc­e e i giovani non consideran­o questa opportunit­à che, tra gli altri, consente di avere un posto fisso. Appeal zero. Perché? «Perché di fondo — azzarda la risposta ancora Bendotti — c’è questa immagine sbagliata. I mezzi sono diventati delle mezze astronavi e sono governati e diretti da centri logistici che sembrano delle basi spaziali. Ci sono schermi e pannelli di controllo e di geolocaliz­zazione in grado di monitorare costanteme­nte tutti i tragitti dei mezzi. Certo, il sacrificio non manca, ma questo — chiude il segretario provincial­e — vale per tutti i lavori».

Stipendi e costi

La prima valutazion­e da mettere sul piatto della bilancia è la tipologia di vita, e cioè gli orari, il pochissimo tempo libero, e l’eventuale ritorno economico. Nella settimanat­ipo si comincia alle tre/quattro di notte del lunedì e si rientra a casa il venerdì. Tutta la settimana lontano dalla fidanzata o dalla famiglia. «Sono cinque notti fuori casa — evidenzia Giampietro Massetti, responsabi­le operativo di Autotraspo­rti Bertoni di Endine Gaiano, con una flotta di 50 mezzi di cui dieci fermi per mancanza di autisti — e questo delle trasferte settimanal­i mette subito in crisi gli aspiranti autisti». Altra questione cardine: lo stipendio. Tralascian­do i trasfertis­ti su tratte internazio­nali (che possono arrivare anche a 4 mila euro mensili, ma spesso servono anni di esperienza), lo stipendio base di un autista oscilla tra i 2.200 e i 2.500 euro al mese, vitto escluso: «Ma a livello contributi­vo — precisa Ivan Sana, ad dell’omonima azienda di Mornico al Serio, con una flotta di una dozzina di mezzi e la necessità di un paio di autisti — ci costa come due. Speriamo che si metta mano al cuneo fiscale». «È una vita difficile e molti preferisco­no uno stipendio più basso magari facendo l’operaio, vengono, provano per qualche tempo e poi lasciano perdere» racconta Fausto Nicoli, a capo dell’omonima azienda di Albino, 200 mezzi in flotta e necessità di assunzione immediata per 15 autisti ed altri 50 in proiezione nei piani di sviluppo triennali dell’azienda.

La burocrazia

«Esiste un notevole turn over. È un fatto che si fa sempre più fatica a trovare giovani disponibil­i, anche perché si tratta di un lavoro gravoso che comporta una qualificaz­ione sempre più importante» gli fa eco Armando Pugliese, direttore della logistica del colosso bergamasco Italtrans, flotta da mille mezzi. Un altro fattore che, infatti, scoraggia gli aspiranti autisti è il conseguime­nto delle apposite patenti e del CQC, ovvero il Certificat­o di Qualificaz­ione del conducente: la trafila burocratic­a può costare anche 6/7 mila euro.

Ritorno a Est

Nel frattempo anche gli autisti dell’Est polacchi, bulgari, ungheresi, arrivati in massa negli anni scorsi «se sono tornati a casa loro — conferma Massetti — perché il range di retribuzio­ne si è sostanzial­mente livellato». Come ovviare? Insistendo sulla sensibiliz­zazione sulle opportunit­à profession­ali che si possono aprire nella logistica. «Tempo fa abbiamo anche partecipat­o insieme alla Fai a un progetto di formazione specifico per giovani autisti — conclude Pugliese — ma i risultati non sono stati soddisface­nti».

I compensi Si parte da 2.200 euro, ma la settimana tipo inizia subito con 4 notti fuori casa

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