Corriere della Sera (Bergamo)

SECCHIATA GELATA A FERRAGOSTO

- Di Cristiano Gatti

Sarà ricordata come la sclerata di Ferragosto. In questa calda estate atalantina, calda più ancora di entusiasmi che di termometro, Gasperini lancia una secchiata d’acqua gelida sull’intero ambiente. Mai, nella storia della Dea, un allenatore aveva usato toni così ruvidi, picchiando tanto forte i pugni sul tavolo. Ma sappiamo pure che mai, nella stessa storia, un allenatore era arrivato a una simile posizione di forza, grazie ai risultati, di classifica e di business sui giovani. Potendosel­o permettere, il Gasp se l’è permesso. Il mercato, a tre giorni dalla chiusura, così com’è lo disgusta. Non serve diventare sofisticat­i esegeti per capire a chi è sparato il siluro atomico: non tanto alla società, nel senso di proprietar­io Percassi, cui viene riconosciu­to di aver stanziato un budget adeguato, ma piuttosto a chi questi soldi doveva usarli bene, e dunque il bersaglio ha un nome preciso, Sartori, il guru delle trattative. Se la sclerata di Ferragosto sia solo la spallata per ottenere rinforzi nelle ultime ore, o magari il semplice mettere le mani avanti per una nuova stagione troppo carica di aspettativ­e, solo il Gasp lo sa davvero. Di certo, tutti noi sappiamo che si ricomincia esattament­e come avevamo finito l’anno scorso, ritrovando ciascuno agli stessi posti e nelle stesse disposizio­ni d’animo: Gasperini con i mal di pancia, Sartori che va per la sua strada, i due affiatati e simbiotici come Renzi e Salvini. Non è una bella notizia. Era il modo peggiore di finire, è il modo peggiore di ripartire.

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