LEGA, PD E ALLEANZE COSTOSE
Nella sfortunata parabola degli ultimi anni, il Pd ha sicuramente pagato il conto di alleanze che la maggioranza degli elettori di centrosinistra non ha mai digerito. Gli accordi con Forza Italia (o, peggio, ex come Alfano) sono diventati una delle cause principali dell’impopolarità dem. Eppure in diverse occasioni lo «spirito istituzionale» ha fatto preferire alleanze poco ortodosse al rischio di uscire dalla stanza dei bottoni. Lo stesso — fatte le debite proporzioni — è successo a Bergamo in Provincia, dove il Pd per quattro anni ha tenuto la presidenza grazie a un accordo con Forza Italia, giustificato dalla formula della «fase costituente». Molti, a sinistra, non hanno compreso operazioni del genere. Chi ne ha capito benissimo i rischi è invece la Lega, che conosce il polso del proprio elettorato. Il calcolo è che nemmeno per ottenere il presidente di un ente di secondo livello (cioè senza elezione diretta), le cui gesta restano per lo più oscure, vale la pena imbarcarsi in operazioni politiche strambe. «Non si può fare», ha detto non a caso il segretario della Lega Lombarda, Paolo Grimoldi, a proposito di un’ipotesi (le segreterie locali ci avevano pensato davvero) di accordone Lega-FI-Pd per via Tasso. Con Forza Italia, almeno per ora, l’alleanza è invece ammessa. Ma non sarà gratis. Gli azzurri sono stati chiari: per noi Pd e Lega sono lo stesso, in ogni caso vogliamo la presidenza. Un prezzo che la Lega può pagare. Non proprio la premessa migliore, però, per un’alleanza in vista del 2019.