«I politici? Prendiamoli con beneficio d’inventario»
Fontana presenta il suo libro «Un Paese senza leader» a Bratto, dov’è stato scritto. «L’Italia sa risollevarsi»
Si parte dal libro che si scopre - non senza sorpresa - essere stato scritto qui, «frutto di concentrazione in un luogo meraviglioso» e impreziosito dalle vignette di Giannelli, per attraversare gli anni, i governi, i partiti, i protagonisti e guardare al futuro con la domanda madre che arriva alla fine: cosa pensa lei del nostro Paese? «L’Italia sa risollevarsi». Nel caleidoscopio del tempo e degli eventi politici italiani, soprattutto degli ultimi 25 anni, all’ombra di una Presolana che smette il broncio, si capisce che la presenza di Luciano Fontana, autore di «Un Paese senza leader» è qualcosa di più che una semplice presentazione letteraria.
Una curiosità molteplice serpeggia nel giardino dell’Hotel Milano di Bratto, oltre le pagine del libro che molti hanno già letto con i post-it che spuntano dalle pagine, in attesa di dedica autografata. C’è chi avendo, per sua stessa
❞ Fossi in Salvini terrei sulla scrivania la foto di Renzi: la caduta può essere altrettanto rapida quanto l’ascesa Luciano Fontana
ammissione, 40 o addirittura 50 anni di affezione quotidiana con il Corriere della Sera, vorrebbe soprattutto sapere di strategie editoriali. Ora, per tornare al libro, il Paese sarà anche senza leader, ma il giornale ce l’ha. «Ma come — protesta qualcuno —, avete dedicato un’intervista di due pagine a Di Maio!», mentre c’è chi chiede a Fontana delle possibili strategie di resurrezione del Pd («Per loro è il momento della traversata nel deserto») e chi lo invita ad esprimersi su quello che succederà. Le domande del pubblico sono semplici e dirette, ma nel dare risposta, anche alle sollecitazioni di Gianni Fossati che conduce l’incontro, Fontana non può esimersi dal distillare le varie anime della sua vita professionale e personale. A cominciare dalla laurea in Filosofia e dal suggerimento, appunto molto filosofico, che dà a Salvini: «Fossi in lui, metterei sulla scrivania la fotografia di Renzi, perché la caduta può essere altrettanto rapida quanto l’ascesa». E sempre sul ministro dell’Interno, ecco svelarsi il Fontana scrittore: «L’ho incontrato in più occasioni e, in tempi non sospetti, mi aveva garantito che un governo con i 5 Stelle non sarebbe stato ricompreso tra le cose possibili. Questo per dire come i politici vadano presi con beneficio d’inventario. Però si capiva, anche dall’abbigliamento, che si stava preparando al ruolo: dalle scarpe da ginnastica era già passato al vestito blu». Pennellate di colore che scaldano il pubblico: «Putin mi fece aspettare 7 ore prima di rilasciarmi a mezzanotte l’intervista, sciorinandomi per i primi 20 minuti dei dati economici sull’Italia del Nord Est che nemmeno io sapevo», ammette, stavolta in versione giornalista.
Con un’esperienza di lunghissimo corso nelle cronache politiche, Fontana delinea il presente non senza rimandi al recente passato. Il nome che torna è quello di Renzi: «In un primo tempo ho avuto fiducia in lui, perché non si portava dietro un bagaglio consumato, ma mi sono dovuto ricredere». Si parla di democrazia: «Esiste solo quella liberale e rappresentativa, è un problema serio ma il fatto di non aver mai sentito un certo nome, può farci sperare tutti di diventare un giorno presidenti del Consiglio». Chi sorride e chi annuisce, mentre le battute finali inquadrano uno scenario inedito: «Non sono molto ottimista — conclude Fontana —, questa legislatura sta sperimentando qualcosa di diverso da cui nascerà qualcosa di nuovo, anche dell’opposizione. In politica i vuoti si riempiono».