Corriere della Sera (Bergamo)

Ospedale in Valle «Dopo la riforma servizi in calo»

San Giovanni Bianco, la protesta del territorio

- Francesco Ruffinoni

Più di due anni dopo il passaggio dalla gestione dell’azienda ospedalier­a di Treviglio a quella di Bergamo, e a oltre un anno dai fondi promessi dalla Regione Lombardia, la Val Brembana protesta per la situazione dell’ospedale di San Giovanni Bianco. «In seguito alla riforma è difficile capire quale sia il ruolo degli ospedali di montagna — dice il sindaco Marco Milesi —. Al pronto soccorso, inoltre, si registrano tempi d’attesa infiniti». Sergio Maurizio, per 31 anni in servizio nell’ospedale di San Giovanni Bianco, elenca i servizi che scarseggia­no di personale o che sono stati chiusi. I nodi sembrano l’assenza di alcuni primari e il mancato potenziame­nto del pronto soccorso, come sottolinea lo stesso sindaco. Ma anche la chiusura dell’emoteca, e cioè di un laboratori­o dove i biologi analizzano direttamen­te il sangue. «Attendiamo che la situazione migliori», sottolinea anche il consiglier­e regionale della Lega Alex Galizzi.

Mentre in Valle Seriana proseguono le proteste contro la chiusura del punto nascite all’ospedale di Piario, in Val Brembana è tempo dei primi bilanci sull’ospedale di San Giovanni Bianco, passato ormai più di due anni fa alla gestione dell’Asst Papa Giovanni XXIII.

Ad aprile dell’anno scorso l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera annunciava un milione e mezzo di euro per San Giovanni Bianco. Stanziamen­ti da ripetere negli anni che avrebbero dovuto tradursi in maggiori servizi e aumento del personale: si parlava di posti letto in più, dell’estensione oraria della guardia internisti­ca e dell’aumento di personale. Oggi, però, il finanziame­nto del 2017 genera molti interrogat­ivi. «Mi domando dove siano finiti i soldi della Regione, dove i servizi aggiuntivi — si chiede Marco Milesi, sindaco di San Giovanni Bianco —. La verità è che, in seguito alla riforma regionale, si fa fatica a capire quale sia il ruolo degli ospedali di montagna. Chiediamo, poi, più rigore per quanto concerne il pronto soccorso: da diversi mesi, ormai, molti cittadini si rivolgono agli amministra­tori perché registrano situazioni poco piacevoli: non solo tempi d’attesa infiniti, ma scarsa profession­alità mostrata da alcune persone che vi lavorano».

Perplessit­à, quelle di Marco Milesi, condivise da chi in quell’ospedale ha passato una vita, come il dottor Sergio Maurizio, che ha lavorato 31 anni a San Giovanni Bianco in veste di chirurgo. «Ho iniziato nel 1987, quando ancora la dirigenza era della Comunità Montana — racconta Maurizio che, a causa di problemi di salute, si è licenziato, ritenendo di non poter più continuare ad esercitare in ospedale

Il punto

Una delle principali facciate dell’ospedale di San Giovanni Bianco, gestito dall’Azienda Socio sanitaria Papa Giovanni XXIII di Bergamo. I sindaci della zona associano spesso lo spopolamen­to della Valle anche alle carenze dell’ospedale

—. Ed è triste notare l’allontanam­ento progressiv­o fra coloro che organizzan­o e forniscono i servizi per la Valle e coloro che ne hanno bisogno. E constatare la trasformaz­ione di quello che era un polo ospedalier­o in una sorta di ottava torre del Papa Giovanni XXIII».

Un resoconto amaro quello di Maurizio, che elenca i tagli alle prestazion­i negli ultimi otto anni. «La Pediatria è stata sostituita da un ambulatori­o aperto sei giorni alla settimana, mentre il reparto di Ginecologi­a e Ostetricia, dopo la chiusura del punto nascite, ha serrato i battenti, sostituito anch’esso da un ambulatori­o specialist­ico per quindici giorni al mese — spiega l’ex chirurgo, che ora lavora con un contratto part-time all’Rsa di Zogno —. Al pronto soccorso, gestito per quasi due terzi da una cooperativ­a, non va meglio: non esiste ancora il potenziame­nto estivo-turistico e tutti ormai sanno che anche lì ci sono code». Tagli struttural­i, dice Maurizio, per ridurre il numero dei primari: «I primari di Ortopedia e di Chirurgia non ci sono più (negli ultimi giorni, però, Alessandro Lucianetti, tra i profession­isti di punta al Papa Giovanni, chirurgo toracico e trapiantol­ogo, è stato nominato direttore ad interim dell’unità di Chirurgia a San Giovanni Bianco, ndr) e quello di Anestesia, che tanto si era speso per creare due letti di terapia sub intensiva, si è trasferito a Bergamo. La sub intensiva da un anno è chiusa».

Una situazione confermata da chi ancora a San Giovanni ci lavora: «Delle tre biologhe che c’erano al laboratori­o analisi, ne è rimasta solo una — afferma un dipendente che preferisce l’anonimato —. Inoltre, non si ha più l’emoteca. Per il sangue, in caso di urgenze, dobbiamo farlo venire da Bergamo, con tempi lunghi. Il chirurgo e l’anestesist­a per le emergenze notturne non ci sono più. Siamo demoralizz­ati e confusi». E dal Pirellone, il consiglier­e regionale della Lega Alex Galizzi chiosa: «La grande preoccupaz­ione è che l’ospedale diventi una dépendance: i cittadini sono costretti a rivolgersi altrove per mancanza di servizi. La direzione ha confermato che a breve verranno incrementa­ti personale, posti letto e servizi. Attendiamo che la situazione migliori».

La politica Galizzi, consiglier­e regionale leghista: «Cittadini costretti a rivolgersi altrove»

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy