Corriere della Sera (Bergamo)

Le identità artistiche di Nick Murphy tra soul e psichedeli­a

- Raffaella Oliva

Perché un artista dovrebbe cambiare nome proprio dopo aver esordito con un album acclamato da critica e pubblico? Se lo sono chiesto in tanti quando, nel settembre 2016, Nicholas James Murphy ha annunciato la decisione di accantonar­e lo pseudonimo Chet Faker, adottato a inizio carriera come omaggio al jazzista Chet Baker. «C’è un’evoluzione in atto», ha scritto il songwriter australian­o sulla sua pagina Facebook. «Il mio prossimo disco sarà firmato Nick Murphy». Questa la nuova identità artistica con cui approderà stasera al Magnolia per un concerto che incuriosis­ce, proprio perché unirà il vecchio al nuovo (via Circonv. Idroscalo 41, Segrate, ore 21, € 27). Unica data italiana, il live dovrebbe comprender­e sia canzoni targate Chet Faker, tra cui i fortunati singoli «Gold» e «1988», sia le tracce dell’Ep firmato Nick Murphy del 2017, «Missing Links». Un disco di quattro brani che vede il trentenne partire dal patinato e dilatato soulr’n’b elettronic­o con cui si è fatto conoscere, per poi ampliare gli orizzonti e sorprender­e con la coda prog-psichedeli­ca di «Weak Education» e la dance scura di «Forget About Me», il pezzo più riuscito del lotto: più di sei minuti da ballare, con un’intro orchestral­e e un testo introspett­ivo in cui Murphy tratteggia un’ode catartica all’onestà. In apertura di serata, il dream pop alla Daughter della giovane Alice Bisi, in arte Birthh, all’attivo un disco, «Born In The Woods».

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Songwriter Sopra l’australian­o Nick Murphy, ex Chet Faker

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