Corriere della Sera (Bergamo)

«Il convertito all’Islam va processato»

Il pm: apologia. La difesa: equivoco sul web

- Di Armando Di Landro

Dopo oltre tre anni di controlli e il regime di sorveglian­za speciale, scattato a novembre dell’anno scorso, la giustizia torna a presentars­i a Icaro Masseroli, 29 anni, papà di Pradalunga, convertito all’Islam. La procura distrettua­le di Brescia ha chiesto per lui il rinvio a giudizio per apologia di terrorismo con mezzi telematici, che può costare una pena fino a 8 anni e 4 mesi. Ma il suo avvocato, Valentina Carminati, parla di un equivoco, di «accuse basate in buona parte su una serie di tweet che il mio assistito non ha scritto ma sempliceme­nte consultato. Chiediamo al giudice dell’udienza preliminar­e una perizia, per fare chiarezza». Masseroli, convertito nel 2011, era stato espulso dall’Egitto nel 2014, dopo l’ultimo dei suoi quattro viaggi per studiare l’arabo. Perquisito già due volte, ha sempre negato di voler fare proseliti e di voler sostenere forme di estremismo islamico.

In un’intervista aveva raccontato la perquisizi­one simultanea subita da lui, nell’appartamen­to di Pradalunga, da sua madre, a Castione, e dalla suocera, a Pozzo d’Adda. Era dicembre del 2015 e la Digos cercava materiale sul suo conto, perché sei mesi prima, a giugno, al termine dell’ultimo viaggio al Cairo per studiare l’arabo, la polizia egiziana l’aveva trattenuto in aeroporto per tre notti, prima di lasciarlo andare con il divieto di non rimettere più piede in Egitto per almeno tre anni: perché non è mai stato chiaro. Lui ha sempre negato di aver fatto proseliti. Ma quell’episodio, notificato anche alle autorità italiane, ha cambiato la vita di Icaro Masseroli, nome musulmano «Bilal», papà di 29 anni, educatore e mediatore culturale. Da allora ha vissuto la sua fede nell’Islam, a cui si è convertito nel 2011, tra controlli continui e perquisizi­oni. Come quelle simultanee del 2015, o come l’ultima , il 28 marzo di quest’anno, nell’ambito dell’inchiesta di Torino che aveva portato all’arresto del giovane Halili El Mahdi, accusato di organizzar­e attentati solitari. Anche in quel caso Masseroli non risultava indagato. Più in generale ha sempre smentito di aver fatto proseliti in favore del terrorismo o dello Stato islamico.

Ora, però, la lenta giustizia si ripresenta. Dalle perquisizi­oni di tre anni fa e da altri controlli era nata, già nel 2016, un’inchiesta della procura distrettua­le di Brescia (pm Leonardo Lesti, ora a Milano, con indagini della Digos di Bergamo), dedicata solo a lui. Più di due anni dopo è arrivata la richiesta di rinvio a giudizio. La polizia ha scandaglia­to parecchio materiale consultato su internet da Masseroli: video, immagini, testi condivisi. Ha controllat­o file scaricati sul computer o sullo smartphone, come il già noto quaderno di matematica dell’Isis, in cui gli elementi per i calcoli sono le bombe, le armi, gli avversari. «Era solo curiosità», ha spiegato lui. Una lunga analisi digitale da cui ha preso forma l’accusa di apologia di terrorismo tramite strumenti telematici: pena massima otto anni e 4 mesi.

Ma qual è il confine, in questa fase storicopol­itica, tra l’adesione all’Islam e l’apologia di terrorismo, tra certi contenuti del Corano e il codice penale? È l’interrogat­ivo che accompagna la vita di Masseroli, ma anche il lavoro degli investigat­ori. Che in questo caso, con la procura, vedono una violazione delle norme. «Buona parte delle accuse — commenta però l’avvocato Valentina Carminati, che assiste il papà di Pradalunga — è basata su alcuni tweet. Abbiamo presentato una memoria per dimostrare al giudice dell’udienza preliminar­e che Icaro Masseroli utilizza spesso Facebook, non Twitter, e che nei suoi post non c’è di certo la jihad. Al gup abbiamo anche avanzato la

La difesa «Tweet non suoi attribuiti a lui. Chiesta la nomina di un perito al giudice per svelare questo errore. È solo un credente»

richiesta di nominare un perito per dimostrare che i tweet contestati sono stati sempliceme­nte consultati dal mio assistito, non scritti da lui. C’è stata una grande confusione. Icaro Masseroli è una persona pacifica, e semplice, forse ha solo scelto la religione “sbagliata” nel periodo storico sbagliato. Ma è un suo diritto». All’inizio di aprile «Bilal» si era raccontato al Corriere. «Per me l’Islam è una religione di pace — aveva detto — ma in questa fase capisco i continui controlli della polizia».

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Via webIcaro Masseroli durante la trasmissio­ne di una tv islamica via Internet. Dal 2015 viene spesso controllat­o dalla polizia e dal Ros

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