Corriere della Sera (Bergamo)

L’eliminazio­ne manda in fumo dieci milioni

Salvezza da conquistar­e in fretta e poi alzare l’asticella, come due anni fa. Il mix affidabile tra rosa, club e mister

- Matteo Magri mmagri@corriere.it

Obiettivo salvezza. Il leitmotiv in casa Atalanta è sempre quello, legato alla permanenza in Serie A. Leitmotiv comprensib­ile vista l’entità del club bergamasco che, in confronto ai grandi marchi del campionato, è una sorta di laboratori­o artigianal­e, meno commercial­e, ma che può dare risultati di qualità, come ha dimostrato negli ultimi due anni.

Copenaghen compresa. Perché lo strapparsi i capelli e il parlare di flop per la mancata qualificaz­ione ai gironi di Europa League corrono il rischio di far perdere di vista la dimensione atalantina. Certo, essere delusi è più comprensib­ile. Anzi, doveroso, per come è maturata la sconfitta. Ai rigori, ma dopo aver dominato per 210 minuti, supplement­ari compresi.

I punti di forza

L’Atalanta deve ripartire esattament­e dal Parken. Analizzand­o le cose buone della doppia sfida e quelle meno buone, correggend­ole. Avendo sempre in testa l’obiettivo della salvezza, da raggiunger­e alla svelta, in modo tale da alzare gradualmen­te, durante la stagione, l’asticella. Né più né meno di quanto accaduto due anni fa. E, perché no, sognare, a partire dalla primavera, nuovamente l’Europa.

La squadra ha tutte le carte in regola per puntare almeno al settimo posto. Ha una rosa competitiv­a — lo si è visto a maggior ragione con la Roma, quando sono state schierate le riserve —, una società solida, un ambiente a cui non basterà un paio di serate storte per smettere di dimostrare il proprio amore verso la maglia nerazzurra e un allenatore che ha dimostrato ampiamente il suo valore aggiunto, un tecnico in grado, inoltre, di trasformar­e giocatori «normali» in ottimi.

L’ultimo della serie è Timothy Castagne. Il belga, arrivato in punta di piedi un anno e mezzo fa, ha lavorato e si è applicato, trovando la prima convocazio­ne nel Belgio. Non esattament­e una squadretta, viste le semifinali degli ultimi Mondiali. L’altro chiamato in Nazionale è de Roon, già un signor giocatore nella prima parentesi a Bergamo e che con Gasperini ha ulteriorme­nte aumentato la sua forza. Rimanendo in ambito di Nazionali, nell’Under 21 sono stati convocati Mancini, Valzania e Pessina.

Il problema del gol

L’eliminazio­ne in Danimarca, al netto della sfortuna, con cui però è sempre necessario fare i conti, è stata figlia quasi esclusivam­ente dell’Atalanta, della scarsa precisione sotto porta. Una caratteris­tica allenabile, come tutte le altre. Perché non è la prima volta che gli orobici creano una mole incredibil­e di occasioni, raccoglien­do le briciole. Era accaduto in parte anche nel primo tempo dell’Olimpico,

lunedì sera.

Sarà necessario anche motivare il gruppo. Perché i gironi di Europa League erano uno stimolo enorme. Senza, il rischio è che qualcuno perda il sentimento. Soprattutt­o i volti nuovi, ingolositi dalla possibilit­à (che era lì a un passo) di mostrarsi sul continente. Bisognerà inoltre tenere alta la tensione nell’intera rosa che a oggi conta 26/27 giocatori. E qui tutto è in mano a Gasperini, il quale ha già dimostrato in passato di essere tra i più abili allenatori in questo. Anche se, lo ha rimarcato anche nell’ultima conferenza stampa e lo ha ripetuto varie volte negli anni, avrebbe preferito un gruppo più ristretto di calciatori.

Coppa Italia

La cartina tornasole, per capire la verve dei nerazzurri, si presenterà già domenica sera allo stadio di Bergamo dove è in programma la terza giornata di Serie A contro il Cagliari. Una prestazion­e roboante, meglio se accompagna­ta da un vittoria, darebbe una botta di adrenalina. In chiave Europa la data da segnare con il pennarello rosso è il 13 gennaio, quando i bergamasch­i saranno impegnati negli ottavi di Coppa Italia. L’avversario monstre, per raggiunger­e la finale e, sperare, eventualme­nte, nella vittoria (che garantireb­be un posto in Europa League), è la Juve ai quarti di finale. Chissà che una coppa, dopo aver fatto piangere i nerazzurri, non contribuis­ca a riportare il sorriso.

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TensioneI nerazzurri durante i calci di rigore. A destra, Gasperini
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