UN CAMPO MINATO
Grazie al ponte di Genova, e già usare l’espressione grazie è un’altra tragedia, noi bergamaschi sappiamo finalmente che stiamo girando in una provincia con 84 punti per niente messi bene. Viadotti e gallerie, soprattutto. L’inventario dei beni — dei mali — in stato preoccupante è ufficiale. Servono più di 40 milioni, anche abbastanza in fretta, per risistemare le nostre strutture essenziali. Forse io sono un po’ suggestionabile, ma l’idea che nell’attesa di questi soldi mi muovo ogni giorno su un campo minato non mi lascia per niente sereno. Più che a me, penso ai miei figli e ai miei cari. Poi a pensiero si aggiunge pensiero. Penso a quanto tempo ancora ci vorrà perché da Roma arrivino gli stanziamenti per questo sbandierato piano di restauro generale. Penso a quanto tempo poi servirà per fare materialmente i lavori, dagli appalti alle picconate vere. Penso alle altre opere che nel frattempo invecchieranno e si aggiungeranno alla lista dei punti rischiosi. Penso a come sia possibile che nella provincia delle rotatorie con il marmo rosa e i palmeti abbiamo lasciato andare alla malora ponti e gallerie di primaria importanza, come se una madre si preoccupasse di comprare ai figli il telefonino prima del cibo, delle medicine, dei vestiti. Pensando e ripensando, con tanta mestizia, finisco così inevitabilmente per pensare al vecchio Albert, inteso come Einstein, quando espose convinto la sua più grande scoperta: solo due cose sono infinite, l’universo e la stupidità umana, ma non sono sicuro della prima.