Travolti, filmati gli ultimi istanti
Lallio, l’auto li ha investiti senza frenare. Oggi il funerale del ragazzo, mentre il 65enne resta grave
L’auto che ha investito padre e figlio non ha frenato: lo dimostra un video.
I filmati dell’unica telecamera su quel tratto di provinciale lasciano poco spazio ai dubbi. Massimo e Giovanni Scanzi, 65 e 24 anni, padre e figlio, attraversano di corsa in un punto dove non ci sono strisce pedonali. Sono diretti verso la carrozzeria, perché il ragazzo deve ritirare la sua auto. Ma non ci arrivano. La 500 rossa li travolge in pieno quando hanno quasi raggiunto l’altra parte della carreggiata, senza frenare, come se non ci fossero ostacoli sul suo tragitto. Giovanni è morto poco dopo l’arrivo in ospedale e oggi alle 15 la famiglia, gli amici, chi gli ha voluto bene lo saluterà per l’ultima volta nella chiesa della frazione di San Gallo, a San Giovanni Bianco. Ci saranno la mamma Antonella e il fratello Federico, non il papà, che resta ricoverato in condizioni molto gravi al Papa Giovanni.
Al volante della 500 c’era un 34enne residente in provincia di Lodi, ora indagato per omicidio stradale. Agli agenti della polizia locale e poi della Stradale ha spiegato di non averli visti. Come abbia potuto non è chiaro. È risultato negativo all’alcoltest, per gli inquirenti potrebbe esserci stata una disattenzione. La tragedia è avvenuta sabato alle 9.30, sulla strada provinciale di Lallio, davanti all’officina «M&P». È un rettilineo, particolari problemi di visibilità, nonostante la pioggia, non ce n’erano.
Massimo e Giovanni Scanzi avevano lasciato la loro Kia Rio sul lato opposto rispetto alla carrozzeria. Correvano e avevano superato la metà della carreggiata quando l’auto li ha investiti così violentemente da sbalzarli nella roggia vicina, profonda due metri. Uno si lamentava, l’altro era immobile. Il titolare del negozio di tende FM ha bloccato un’ambulanza di passaggio e si è calato con una scala per un primo soccorso. I vigili del fuoco hanno poi recuperato i feriti, ma per il ragazzo era troppo tardi.
Diplomato all’istituto Alberghiero, Giovanni lavorava come cuoco al Bù Cheese Bar, il locale accanto alla procura di Bergamo. Lo aspettavano alle 10, il telefonino squillava a vuoto. Massimo è invece dipendente dell’Ats dal 1973. Attualmente è referente per gli aspetti giuridici ed economici della direzione sociale. Vive ad Almenno San Salvatore. Ha fratture e traumi importanti, i medici, al momento, restano prudenti.