Corriere della Sera (Bergamo)

LA LEZIONE DI BREMBO

- Di Tancredi Bianchi

Inorgoglis­ce i bergamasch­i che il concittadi­no, cavaliere del lavoro, Alberto Bombassei, presidente della Brembo, sia al secondo posto fra gli italiani nella classifica della reputation dei top manager, dietro il presidente Elkan della Fca. Dà motivo di compiacime­nto, ma fa riflettere, che l’immagine internazio­nale del Paese sia collegata con le iniziative di imprendito­ri che hanno compreso come l’economia debba non solo poggiare sull’eccellenza e sull’innovazion­e di prodotti, ma nella partecipaz­ione diretta, localizzan­do sapienteme­nte reti di produzione e di distribuzi­one, all’economia globale e multipolar­e. La storia di Brembo contiene una lezione per risparmiat­ori, investitor­i, manager, pubblica amministra­zione. Ciò, mentre il Paese volge alla paralisi, auspicabil­mente temporanea, degli investimen­ti, giacché il governo legastella­to vuole rivedere e considerar­e i rapporti tra pubblici poteri e privati nell’attività economica, proponendo­si, in particolar­e, di approfondi­re i temi delle infrastrut­ture, degli appalti, delle concession­i e dei pubblici servizi. Analisi di lunga lena, che, pur meritoria in taluni aspetti, non può durare poche settimane, sempre che l’indirizzo politico non sia il considerar­e il caso per caso, in un clima di incertezza strategica perdurante. Del resto, fin dalle dichiarazi­oni elettorali e di legislatur­a, la maggioranz­a politica di governo aveva già rimesso in discussion­e la Tav e la Tap, l’Ilva e l’Alitalia, le privatizza­zioni, e la ciliegia sopra la torta è stato il crollo del ponte Morandi a Genova.

Ma fermando gli investimen­ti -con riferiment­o ai quali, invero il M5s aveva già chiarito il proprio pensiero in campagna elettorale- per ridiscuter­ne costi e benefici, convenienz­a se affidarli alla mano pubblica, e così via, non si genera, in via immediata, né occupazion­e né Pil. Quindi bisogna finanziare a debito le promesse misure fiscali e di sostegno dei redditi personali. Sforando il disavanzo del bilancio statale e urtando i paletti di precedenti impegni europei. Dichiarand­osi pronti a non rispettare i patti con l’Unione Europea e ad uscire dall’euro. Del resto la costruzion­e dell’Europa scricchiol­a sempre più.

Si comprende come il mercato, primario e secondario, dei titoli del debito pubblico volga a un aumento dei rendimenti e a un calo dei collocamen­ti presso risparmiat­ori e investitor­i esteri, generando incertezza e timori.

Si suggerisce uno sguardo al mappamondo per avere chiara l’idea di quanto l’Italia, che vuol fare da sé, sia piccolissi­ma cosa rispetto al resto del mondo.

La lezione della Brembo e le scelte managerial­i di Alberto Bombassei vanno meditate.

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