I gioielli riscoperti del Barocco Spartiti on line dal Settecento
Barocco inedito e noto a confronto. I concerti dei compositori Andrea Zani, Antonio Romano Piacentino, Giuseppe Torti e Giacinto Schiatti, non più ascoltati in pubblico dal Settecento, si alterneranno a quelli di Antonio Vivaldi, Carlo Antonio Marino e Pietro Antonio Locatelli. Ignoti i primi, famosi i secondi.
L’occasione per ascoltarli sarà venerdì alle 21 in Santa Maria Maggiore per «Il Barocco musicale lombardo», con l’Ensemble baroque Carlo Antonio Marino, diretta da Natale Arnoldi, e Raffaele Trevisani al flauto. Uno strumento in legno, dal «suono più barocco e duro», spiega il flautista. Lo stesso usato per registrare i cinque concerti scovati tre anni fa nel catalogo online della biblioteca di Karlsruhe. «Appena decidemmo di ampliare il nostro repertorio con concerti inediti per flauto, archi e basso continuo — racconta Arnoldi —, ricercai nei siti delle biblioteche francesi, tedesche e inglesi. Mi imbattei in otto concerti di autori italiani che lavorarono tra il 1720 e il 1770, ma la cui biografia è per lo più sconosciuta, eccetto quella del cremonese Zani. Scelsi i cinque brani più rappresentativi del passaggio evolutivo musicale dal tardo barocco al periodo galante».
Dopo aver trovato nel catalogo le parti dei singoli strumenti, violino, viola, violoncello, flauto e basso, Arnoldi li ha assemblati, creando così la partitura, dato che «le originali forse sono perse», prosegue il direttore. Il risultato dell’operazione di recupero è l’incisione di un cd, edito da Tactus, in distribuzione da ottobre. «I concerti sono dei piccoli gioielli — aggiunge Trevisani —. Prediligo quello di Giacinto Schiatti per virtuosismo, ma negli adagi di ognuno si rispecchia la cantabilità italiana». In basilica si ascolteranno solo quello di Andrea Zani, che si pensa lo
compose alla corte Asburgo a Vienna, e il concerto in re maggiore di Giacinto Schiatti, messi a confronto con la Sonata a quattro op. VI n. 7 di Marino e il concerto op. VII n. 1 e n. 3 di Locatelli. «La prassi esecutiva non sarà barocca, avendo strumenti moderni, ma ne rispetterà lo spirito — conclude Raffaele Trevisani —, vibrato e fraseggio».