Corriere della Sera (Bergamo)

Motorizzaz­ione, subito a processo

Dopo arresti per rapine e delitti. Confronti anche con la dinamica di altri eventi

- Armando Di Landro

Giudizio immediato dal 24 ottobre per Richard Paul Vitti, per corruzione.

I confronti hanno ormai sforato quota 400. Ma non si limitano più al territorio della provincia di Bergamo. Ovunque ci siano tracce di Dna legate a un omicidio, oppure a una rapina messa a segno con un modus operandi particolar­mente violento, scatta il confronto tra i profili genetici. O meglio tra «mezzi» profili, perché la firma dell’assassino di Daniela Roveri, manager di 48 anni uccisa il 20 dicembre del 2016 a Colognola, è incompleta, com’è noto da tempo. Da una guancia e da un dito della vittima, assassinat­a con una coltellata alla gola, la polizia aveva isolato una traccia biologica da cui è stato estratto solo l’aplotipo Y, e cioè la componente del Dna che può al massimo identifica­re un legame in linea maschile: anche se un’eventuale corrispond­enza tra più marcatori dell’aplotipo può comunque consentire di individuar­e uno stretto legame di parentela.

Fino alla scorsa primavera non sono mai state trovate, però, corrispond­enze significat­ive tra quelle tracce, considerat­e la firma dell’assassino, e i Dna prelevati agli amici, i colleghi, i vicini di casa, le persone frequentat­e in palestra dalla Roveri. Niente. E allora si preferisce allargare il La vittima Daniela Roveri, uccisa a 48 anni il 20 dicembre 2016. A destra, i rilievi della polizia dopo l’omicidio campo, potenzialm­ente a tutta Italia, anche sulla base di un altro ragionamen­to. Non solo non ci sono risultati scientific­i utili: le indagini della squadra mobile, su più fronti e senza sosta, non hanno consentito nemmeno di individuar­e un movente da approfondi­re. La pista che gli investigat­ori della polizia vogliono quindi esplorare fino in fondo è quella di una rapina finita in tragedia: anche se non risulta che quella sera le fossero stati sottratti soldi. Mancò all’appello solo il suo smartphone, rimasto acceso in zona per pochi giorni. Ma comunque, la rapina che non si è concretizz­ata, resta un’ipotesi: così, in tre regioni diverse dalla Lombardia ci sarebbero in corso confronti genetici con rapinatori arrestati per colpi messi a segno con armi da taglio ma soprattutt­o con modalità violente. Altri sono già stati fatti, con esito negativo. Dove spunta un Dna interessan­te la squadra mobile chiede un confronto.

Ma non solo: si cercano indizi utili anche in altri casi in cui non c’è materiale scientific­o. Ad esempio nell’omicidio, irrisolto, del parco di Villa Litta, ad Affori (Milano) il 23 novembre dell’anno scorso: Marilena Negri, 67 anni, era a spasso con il cane, uccisa anche lei con una coltellata alla gola. L’assassino, è l’ipotesi principale, voleva rapinarla, perché la sua borsetta era stata svuotata e la vittima non aveva più al collo la collanina che portava da tempo. Un confronto tra la dinamica dell’omicidio di Colognola e di Milano ha però escluso punti in comune. Ma si andrà avanti così, anche su altri casi, non appena emergerann­o, nella speranza di risolvere un mistero che dura da quasi due anni.

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