Scontro tra islamici Al Tar per il cimitero
Il ricorso contesta il ruolo del Centro di via Cenisio «Non tocca a loro attestare la fede dei defunti»
Sei islamici portano davanti al Tar la nuova convenzione sul cimitero islamico firmata da Palazzo Frizzoni insieme al Centro Islamico di via Cenisio. Tra queste sei persone, anche l’ex presidente del Centro, Imad El Joulani, in lotta da tempo con Mohamed Saleh, attuale presidente di via Cenisio.
I toni si erano abbassati. Sembrava ci fosse una tregua tra i due principali gruppi islamici della città, quello che fa riferimento al Centro culturale islamico di via Cenisio e l’Associazione Musulmani di Bergamo (l’ex Comitato musulmani). Sottotraccia, continua invece la guerra. L’ultima battaglia, appena iniziata, la stanno combattendo davanti al Tar di Brescia. Motivo dello scontro è il documento con cui, prima dell’estate, il Comune di Bergamo ha destinato un’area del cimitero di via per Azzano alla formazione di un reparto speciale per la sepoltura dei defunti di religione islamica. Ora sei islamici, assistiti dall’avvocato Ruggero Troiani di Verona, chiedono al Tar di sospendere quella delibera che, secondo loro, viola i principi costituzionali relativi al diritto di libertà dell’espressione religiosa ed è anche illogica e contraddittoria. Tra queste sei persone, c’è Idir Ouchikh, rappresentante dell’Associazione Musulmani, e anche Imad El Joulani, rappresentante dell’Associazione Comunità Islamica di Bergamo di via Santi Maurizio e Fermo. El Joulani è tuttora coinvolto in una vicenda processuale legata all’uso dei fondi provenienti dal Qatar per costruire la nuova moschea. Il suo accusatore, in quella vicenda, è Mohamed Saleh, presidente del Centro di via Cenisio. Ora i due tornano a scontrarsi pure davanti al Tar.
Il ricorso si concentra soprattutto sull’articolo 9 della convenzione sul cimitero islamico, in particolare quando dice che «nel Reparto speciale islamico del Cimitero civico di Colognola sono accolti tutti i defunti di quella religione per i quali ne venga fatta richiesta e di cui venga attestata preventivamente la professione della fede islamica da parte del Centro Culturale Islamico di Bergamo». Con la vecchia convenzione, il Centro Culturale Islamico si impegnava invece ad accogliere nel proprio cimitero tutti i defunti di quella religione che lo desiderano. «Non capiamo perché — spiega Idir Ouchikh — tocchi al Centro islamico, che è un’associazione privata, attestare la professione di fede islamica di un defunto. Questa competenza potrebbe almeno essere estesa a tutte le quattro associazioni islamiche che hanno firmato con il Comune il Patto per l’Islam». Il ricorso aggiunge che la scelta del Comune non tiene conto delle molteplici espressioni religiose presenti nel mondo islamico e «pone in essere situazioni di fatto che possono prestarsi a decisioni quanto meno arbitrarie e che collidono con il principio generale della pubblica amministrazione, che nell’erogazione dei servizi non può essere condizionata da legittime scelte soggettive che interessano la sfera privata dei cittadini e che, almeno al momento del commiato non possono certo essere poste in discussione». Il nuovo testo, secondo i sei ricorrenti islamici, pone limiti all’esercizio del di- ritto alla libertà d’espressione religiosa garantito dalla Costituzione. «L’aver posto — aggiungono — la necessità dell’acquisizione dell’attestazione di professione di fede islamica, rilasciata da un’associazione privata quale presupposto per lo svolgimento dei servizi funebri nell’area dedicata, pone un nuovo ingiustificato vincolo che non solo prima non esisteva ma che può limitare, ostacolare e perfino escludere l’iter dello svolgimento dei servizi funebri ai cittadini islamici dando possibile adito a contestazioni in ogni sede».
Il Comune, che si è costituito nella causa promossa dai sei islamici, aveva modificato la convenzione facendo diventare l’area islamica un reparto speciale del cimitero di Bergamo. Con le stesse regole previste per gli altri reparti speciali, come per esempio quello riservato ai valdesi. Davanti al Tar, il Comune spiegherà che è il Centro islamico ad attestare la professione della fede islamica dei defunti perché quel reparto del cimitero è stato realizzato dal Centro di via Cenisio, a sue spese, com’era previsto nella convenzione precedente. Il Comune spiegherà anche che ha modificato il documento per creare equità tra i vari soggetti: per esempio, prima di seppellire un defunto nel reparto riservato ai valdesi, tocca al responsabile della comunità valdese dare il proprio assenso alla sepoltura. Così, almeno fino al pronunciamento del Tar, dovranno fare anche gli islamici.
❞ Non capiamo perché tocchi al Centro Culturale Islamico attestare la professione di fede islamica di un defunto
Idir Ouchikh