Corriere della Sera (Bergamo)

William G. Congdon dall’Action painting alle nebbie della Bassa

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Nel 1956 Jackson Pollock poneva fine alla sua carriera schiantand­osi ubriaco con l’auto; tre anni dopo, nel 1959, anche William G. Congdon usciva dalla scena e dal florido mercato dell’Action painting. Ma con un congedo di tutt’altro tipo: attraverso la resa a Dio e alla Chiesa cattolica, come scrisse lui stesso. Oggi in pochi conoscono il suo lavoro, ma all’inizio degli anni Cinquanta, nella galleria di Betty Parsons, i suoi quadri spuntavano prezzi più alti di quelli di Pollock ed erano esposti fianco a fianco con Rothko, Rauschenbe­rg, Barnett Newmann. Eppure a Congdon (1912-1998), di famiglia ricchissim­a, il successo non interessav­a. Sedotto dalla fede, per venti anni scelse di abitare ad Assisi e a Subiaco e quando riemerse dai boschi francescan­i trovò un nuovo rifugio a Gudo Gambareno, una frazione di Buccinasco, dove è sepolto. Però, pur volendo sparire, Congdon non ha mai smesso di dipingere. Anzi, proprio nella Bassa e nelle sue nebbie, trovò un grande tema di ispirazion­e nonché un fedele amico e collaborat­ore: Carlo Rapetti dalla cui collezione personale vengono le 42 opere esposte fino al 23 ottobre nello scalone monumental­e della Biblioteca Sormani (via F. Sforza 7, ore 15-19, sab. 9-12.30; dom chiuso; ingr. libero). A vent’anni dalla morte dell’artista, la mostra vuole essere finalmente l’occasione per una lettura laica della sua opera che si è nutrita non solo di fede, ma anche di tanti viaggi ed emozioni in giro per il mondo. (fr. bon.)

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