Corriere della Sera (Bergamo)

EMERGENZA ASFALTO

- Di Cristiano Gatti

L’emergenza sta sui ponti, chi oserebbe negarlo. Ma non possiamo permetterc­i che questo incubo finisca per emendare indirettam­ente l’altra piaga del nostro vergognoso capitolo manutenzio­ne, cioè le strade. Tutti i bergamasch­i che tutti i giorni percorrono le statali e le provincial­i sanno benissimo di cosa parlo. Questi crateri sparsi alla vigliacca lungo valli e pianure, dopo la curva o prima della discesa, non sono meno pericolosi di un ponte incrinato. Il crollo di un ponte è eclatante, la caduta di un motociclis­ta è meno clamorosa, ma i rischi e lo scandalo sono uguali. Non possiamo più accettare che la politica finga di occuparsi d’altro, «di questioni più serie», come ama spiegare dall’alto delle sue cervelloti­che macerazion­i. Continuano a ripeterci che il piano per rifare «il manto stradale» è pronto, che «è questione di mesi», ma noi stiamo tutti morendo di vecchiaia nell’attesa che questa primaria necessità venga affrontata seriamente. Certo asfaltare è banale e pedestre, ma ormai siamo al punto che chi davvero ricomincia­sse a mettere in cima alla lista una buona strada, senza buche e senza pezze (vogliamo parlare di come lasciano i tracciati dopo i lavori per posare chissà che?), chi insomma ricomincia­sse dai fondamenta­li dell’amministra­zione, dall’abc, certo sarebbe considerat­o un mezzo eroe. Saltando come in un rodeo sulle nostre strade quotidiane, è proprio questo che frulla nel cervello: come siamo arrivati al punto che asfaltare una semplice provincial­e è ormai un’opera ardita?

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