Tre notti all’addiaccio nei boschi Salvo (ma grave) l’ex dirigente dell’Ats
Taleggio, Bruno Pesenti è in grave stato di ipotermia
Era in fondo a una gola rocciosa con parte del corpo nell’acqua gelida di un torrente, ma era salvo. Hanno avuto un lieto fine le ricerche di Bruno Pesenti, 68 anni, ex dirigente dell’Ats smarritosi mercoledì sera nei boschi fra la Val Brembilla e la Val Taleggio. Ieri a battere tutta la zona c’erano ottanta uomini e due eli- cotteri, uno dei quali, dotato di ricerca termica, è stato decisivo nel ritrovamento dello scomparso. Pesenti, che ha trascorso all’aperto tre giorni e tre notti senza nutrirsi, era debilitato e in stato di grave ipotermia. È ricoverato con prognosi riservata nella terapia intensiva del Papa Giovanni.
Era stremato, ferito e in condizioni di grave ipotermia. Ma era salvo, dopo avere trascorso nei boschi della Val Taleggio tre giorni e tre notti. Lieto fine per le lunghe ricerche di Bruno Pesenti, 68 anni, di Bergamo ma abitante a Cassano d’Adda e fino a un anno fa dirigente del Dipartimento di prevenzione sanitaria dell’Ats di Bergamo.
L’uomo è stato rintracciato nel primo pomeriggio di ieri, quando nella zona ripida e impervia che sorge fra la Val Brembana e la Val Brembilla stavano lavorando un’ottantina di persone, tra 45 membri del Soccorso alpino, 15 dei vigili del fuoco e poi carabinieri e volontari dell’Antincendio boschivo della Valle Brembana. La buona notizia è arrivata alle 14, quando la Squadra forra del Soccorso alpino ha individuato l’uomo alla Costa di Peghera. Era in fondo alla gola rocciosa che scende dalla forcella di Bura, dove si ricongiunge con il torrente di Valbone. «Si trovava con parte del corpo nell’acqua in stato di ipotermia ma cosciente — racconta Gianni Gamba del Soccorso alpino, coordinatore delle ricerche —. È stato ritrovato anche grazie all’aiuto
di tre elicotteri, fra cui uno della Regione e uno dei carabinieri munito di telecamera termica. Le operazioni di recupero non sono state facili e sono durate più di un’ora, perché quella zona è molto scoscesa, poco battuta dagli escursionisti, ricca di canali e,
soprattutto, di salti di roccia. Per non parlare del terreno bagnato, dopo le forti piogge di giovedì scorso».
Un territorio insidioso che non ha però scoraggiato i soccorritori: «Nonostante le difficoltà di movimento, non ci mai persi d’animo», assicura Gamba.
Gli uomini della Squadra forra sono scesi in corda doppia lungo la parete rocciosa per raggiungere il disperso. Una volta accertate le sue condizioni di salute, si è provveduto ad avvisare la centrale operativa del 118 che ha fatto partire l’elisoccorso da Milano. Il ferito è stato assicurato a una barella che poi issato all’elicottero, e quindi portato all’ospedale di Bergamo, dove è stato ricoverato in terapia intensiva. La prognosi è riservata: per quanto fosse un escursionista esperto, il pensionato ha trascorso all’addiaccio tre giorni e tre notti, senza possibilità di nutrirsi o di scaldarsi.
Bruno Pesenti era partito mercoledì mattina dalla sua casa di Cassano d’Adda, dicendo alla compagna che sarebbe salito sul Monte Sornadello. Alle 12.30, lasciata la macchina in località Forcella di Bura, aveva imboccato il sentiero, con l’idea di raggiungere la vetta. Nella discesa, però, si era smarrito e ha dato l’allarme. Fino all’1.20 118, Soccorso alpino e Vigili del fuoco erano stati in contatto con il disperso, che dava indicazioni sulla sua posizione. Quando la batteria del cellulare si era esaurita, di lui si erano però perse le tracce. Ma alle 14 di ieri, la svolta.
«Quando mercoledì sera Pesenti si è messo in comunicazione con i soccorsi, ha detto che sentiva il rumore dell’elicottero del 118 di Como — racconta Fabrizio Scuri, capostazione Soccorso alpino Valle Brembana —. Effettivamente, ciò ci ha permesso di restringere la zona delle ricerche, ma quell’area è davvero immensa e questo ha complicato tutto». Commossa la compagna, Rossella Daminelli: «Sono stati giorni di angoscia. Ringrazio coloro che hanno salvato Bruno: hanno fatto un miracolo».
La compagna «Sono stati giorni di angoscia, ringrazio chi ha salvato Bruno: ha fatto un miracolo»