Foppolo, chiesti 14 milioni all’ex cda
Causa civile su Brembo Ski. Berera, accusa di peculato: «Fondi della società per la sua casa»
C’è una richiesta di processo per l’ex sindaco di Foppolo Beppe Berera: a partire dal 2010 avrebbe sottratto 55 mila euro alla Brembo Super Ski per pagare la sua villa chalet, realizzata dalla Rubner Haus di Bolzano. Ma c’è anche una mossa dei curatori fallimentari: con una causa civile chiedono risarcimenti per 14 milioni agli ex amministratori e contabili della Bss, incluso il presidente della Comunità montana Alberto Mazzoleni.
L’ultima a farsi viva è stata Regione Lombardia. Ha chiesto di insinuarsi nel fallimento della Brembo Super Ski (Bss) per 3 milioni e 290 mila euro. Stando alle indagini della Guardia di finanza, è la cifra che sarebbe stata erogata a favore della società pubblica degli impianti di risalita di Foppolo, Carona e Valleve sulla base di rendiconti taroccati. All’ex sindaco e amministratore della Bss Giuseppe Berera e a sua moglie Roberta Valota sono costate l’accusa di truffa aggravata. Lui avrebbe architettato, lei aggiustato i documenti da inviare al Pirellone. Ora la Regione rivuole i suoi soldi e lo fa anche attraverso la strada del tribunale civile. I curatori fallimentari Anna Maria Angelino, Alberto Carrara e Federico Clemente stanno valutando come procedere. Non è chiaro, ad esempio, se la Regione dovrà essere inserita tra i creditori privilegiati.
Una riga, comunque, i curatori l’hanno tracciata. A un anno e mezzo dal crac della società, hanno notificato ai suoi ex amministratori e ai professionisti che negli anni hanno fatto parte del collegio sindacale la citazione in giudizio (sede civile) per i danni subiti dalla Bss. Li hanno calcolati in una cifra che si avvicina ai 14 milioni di euro. In cima alla lista c’è Berera, che è stato alla guida della controllata (per il 75% del Comune di Foppolo) fino al 2014 ma che anche sucsocietà, cessivamente è stato indicato dagli inquirenti come l’amministratore di fatto. E poi dovranno rispondere i suoi colleghi di Carona e Valleve, gli ex sindaci Gian Alberto Bianchi e Santo Cattaneo. Quest’ultimo, indicato dagli inquirenti come il «braccio destro» di Berera, è stato presidente del Consiglio di amministrazione dal 2014 fino al fallimento. Sono stati risparmiati, invece, i consiglieri Fabio Truzoli, anche presidente della proloco di Foppolo, e Angelo Bagini, il rappresentante di Carona che ha denunciato presunti verbali irregolari. A suo dire, in più occasioni non aveva ricevuto la convocazione delle sedute. Era al lavoro o a sciare. Eppure, lo avrebbero fatto comparire tra i presenti. Nel suo caso, come in quello di Truzoli, è probabile che i curatori non lo abbiamo chiamato in causa perché nominato negli anni più recenti.
Dovrà presentarsi in tribunale, invece, il presidente della Comunità montana della Val Brembana Alberto Mazzoleni, a cui per la prima volta viene chiesto conto del suo operato come commercialista nel collegio sindacale della
La Regione Ha chiesto di insinuarsi nel fallimento per la presunta truffa sui rimborsi
di cui ha fatto parte fino al 2013, l’anno in cui la società ha ricapitalizzato il suo patrimonio con i terreni messi dalle tre amministrazioni comunali.
Andranno all’asta anche quelli, oggi insieme agli altri beni risucchiati dal fallimento e suddivisi in quindici lotti. Per il principale non ci saranno sorprese. Non sono arrivate, fino a ieri, proposte per l’acquisto delle seggiovie Alpe Soliva, Conca Nevosa e Valgussera, oltre che degli impianti e delle attrezzature principali della stazione sciistica. I curatori se lo aspettavano, tanto da essersi già organizzati per avviare la stagione con il terzo esercizio provvisorio della serie. Sono partiti da una base d’asta di 6 milioni e 954 mila euro con la possibilità di calare fino al 25%, cioè a 5 milioni e 216 mila. Il prossimo tentativo sarà a fine ottobre, quando si scenderà di un altro gradino, a 3,9 milioni di euro (con l’obbligo per l’eventuale acquirente di mantenere le tariffe fissate per l’inverno). All’asta va anche la telecabina che ha dato origine all’inchiesta, per 600 mila euro. C’è speranza di montarla? In valle evidentemente ritengono di sì. Proprio la scorsa settimana, in una dibattutissima seduta, la maggioranza dei sindaci in Comunità montana ha votato per preservare per altri quattro mesi i 750 mila euro a fondo perduto messi dal Bim.