Corriere della Sera (Bergamo)

Gori, gli scongiuri e il piano B (del Pd)

Ricandidat­o? «Mi serve tempo: non deciderò prima della fine di ottobre»

- Simone Bianco sbianco@rcs.it

Giorgio Gori è tornato dalle vacanze e si è rimesso a lavorare; viene avvicinato più volte al giorno da persone del Pd o vicine al centrosini­stra che gli chiedono di ricandidar­si nel 2019; sorride, abbozza, non conferma e non smentisce. «Davvero, non ho deciso», ripete. «Non deciderò prima della fine di ottobre. Ma non oltre». E sarebbe già un punto di partenza, se il Partito democratic­o e il centrosini­stra bergamasco avessero un piano B.

Quello che si è visto nelle ultime settimane: Giorgio Gori è tornato dalle vacanze e si è rimesso a lavorare, proprio come stava facendo prima delle vacanze; viene avvicinato più volte al giorno da persone del Pd o vicine al centrosini­stra che gli chiedono di ricandidar­si nel 2019; sorride, abbozza, non conferma e non smentisce; nel frattempo partecipa a manifestaz­ioni di partito in cui si fa fatica a strappargl­i il microfono mentre parla del futuro del Pd, precisando di non avere altre ambizioni politiche. Ad oggi, chi sperava che dopo la pausa estiva arrivasse un annuncio di ricandidat­ura — e, dall’altra parte, anche chi sperava che il sindaco si facesse da parte — è rimasto deluso. «Davvero, non ho deciso», ripete. Con un’unica variazione rispetto ai mesi scorsi: «Non deciderò prima della fine di ottobre. Ma non oltre, perché so che rischierei di mettere in difficoltà la maggioranz­a».

E sarebbe già un punto di partenza, se il Partito democratic­o e il centrosini­stra bergamasco avessero un piano B. Invece tutti, da chi ha responsabi­lità di partito a chi oggi ha una carica nelle istituzion­i (a partire dagli assessori), sono avvinghiat­i all’idea che Gori si ricandidi. Lui lo sa, e come potrebbe non saperlo, visto che appunto deve dribblare giorno dopo giorno, ora dopo ora, le invocazion­i di ricandidat­ura. Eppure, nella sostanza, la sua posizione resta quella espressa dal giorno dopo la sconfitta alle Regionali: «La scelta se ricandidar­mi o meno

Il piano B Nel partito al momento si resta attaccati all’idea del Gori Bis Poche le alternativ­e

non è legata alle condizioni politiche o alle chance di vittoria — dice Gori —, ma esclusivam­ente a riflession­i di carattere personale. L’anno prossimo avrò 59 anni e devo capire se sia giusto e possibile posticipar­e le altre cose che voglio fare nella vita». Ci sta ancora pensando.

E quindi cercare di trarre conclusion­i da alcune uscite pubbliche, dice il sindaco, è inutile. Parlando di doppio turno durante un dibattito alla Festa dell’Unità di Milano, Gori dice: «Faccio gli scongiuri, perché a maggio vado al voto con il doppio turno...». E quando si parla di futuro del partito, appunto, chiarisce che «faccio il sindaco e non punto a fare altro». Ma, a sentire lui, è troppo poco: «Come ho già detto, faccio come se mi ricandidas­si, in ogni caso. Lavoro, faccio il sindaco». Se alla fine Gori non si ricandidas­se, bisognereb­be riconoscer­gli che si è calato molto bene nella parte.

Per il resto, però, sarebbero guai molto seri nel centrosini­stra. Ad oggi, prevale la fiducia in un Gori bis. Nel senso che i dirigenti del Pd ci sperano, ma soprattutt­o fin qui hanno capito che è quello che accadrà. Al piano B ci hanno pensato già un anno fa, quando si immaginava che il sindaco avesse delle possibilit­à di vittoria nella corsa per la Regione. E, almeno in quella fase, le ipotesi alternativ­e non sembravano molte: Elena Carnevali, che però è a Roma per il suo secondo mandato alla Camera, e Sergio Gandi, vicesindac­o che però si è sempre schermito rispetto a questa ipotesi.

L’impression­e, almeno per il momento, è che, in caso di rinuncia alla ricandidat­ura da parte di Gori, l’unico vero piano B sia quello di implorarlo di ripensarci, fino a convincerl­o a rimanere.

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