«Così Berera usò soldi della società per le rate della sua villa chalet»
La Procura chiede il processo: prese per sé 55 mila euro senza farli risultare nella contabilità
Finora ha fatto da sfondo, adesso si prende la scena. La villa chalet di Giuseppe Berera è in tutte le fotografie delle «visite» di carabinieri e Guardia di finanza. L’ultima, il 25 giugno, per scortarlo in carcere. È lì che l’ex sindaco di Foppolo, 50 anni, ora sta ai domiciliari, a neanche cento metri dal «suo» municipio. Ed è lì che dovrà fare i conti con le nuove contestazioni formulate dal pm Gianluigi Dettori, sulla base delle indagini del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf. Per quella casa in legno massiccio d’abete, che nel 2010 non riusciva a finire di pagare alla Rubner Haus di Bolzano, Berera avrebbe sottratto 55.740 euro dalle casse della Brembo Super Ski (Bss). È peculato, per il pm, perché da amministratore ha distratto e tenuto per sé soldi della società pubblica degli impianti. Ma è anche bancarotta, dal momento che la Bss a febbraio 2017 è fallita e le presunte uscite illecite sono state occultate nella contabilità ufficiale.
L’ennesimo fronte di un’inchiesta che sembra senza fine parte dagli approfondimenti che la Procura aveva disposto un anno fa sui prefabbricati acquistati dalla Bss per San Simone. E da una stranezza segnalata dai curatori fallimentari: dalle perizie il valore dei rifugi e della casetta in legno inventariati risultava sproporzionato al leasing acceso a suo tempo per acquistarli. Nella documentazione, inoltre, i prefabbricati erano indicati in maniera generica. La Finanza ricostruisce l’intricata operazione: Bss acquista da Rubner due casette prefabbricate per 70 mila euro; ne vende quattro per circa 400 mila alla Gespi dell’imprenditore bresciano Sergio Lima (coindagato con Berera per turbativa d’asta e tangenti); la Gespi, a sua volta, le cede alla Total leasing, che le concede in locazione finanziaria alla controllata con opzione finale di riscatto. È un risiko che resta a margine, ma che consente agli investigatori di risalire a un assegno da 21.740 mila euro che Bss ha versato alla Rubner Haus il 17 gennaio 2011. Suona strano, a chi indaga, perché non corrisponde ai pagamenti (onorati) per i due prefabbricati forniti e non sono esistiti altri rapporti con gli altoatesini. Dopo averli interpellati, è emerso così che nell’agosto 2007 Berera aveva acquistato una casa in legno Rubner da 225 mila euro e che dopo i primi versamenti erano rimasti scoperti 98 mila euro. Diffidato dallo studio legale incaricato dalla Rubner di recuperare la somma, l’allora sindaco aveva negoziato un piano di rientro, che in effetti ha poi rispettato. Analizzando i versamenti diretti a Bolzano, sono emerse le presunte distrazioni. Riguardano solo 55 mila euro, anche se la Gdf, per i restanti pagamenti, tiene a mettere nero su bianco un’anomalia. Dal 2006 al 2016, cioè nei dieci anni di vita della Bss, sui conti correnti intestati a Berera e alla moglie Roberta Valota (indagata anche lei per truffa e associazione a delinquere) sono stati depositati in contanti oltre 400 mila euro, una cifra che ai finanzieri non sembra in linea con i redditi dichiarati dai coniugi. È un’annotazione che resta tane
le. Nelle carte della Procura finiscono quattro assegni emessi dalla Bss tra il 2010 e il 2011. I primi tre sono a favore dello studio legale associato Migliucci di Bolzano, che stava gestendo per Rubner la pratica Berera. Il 10 maggio 2010 dalla filiale Intesa San Paolo di Olmo al Brembo Bss emette un assegno da 14 mila euro, che nella contabilità vie- indicato poi come uno dei pagamenti legati alla telecabina. Il 22 luglio e il 30 agosto 2010 dal conto al Credito Bergamasco di Branzi escono invece due tranche da 10 mila euro, infilate nell’elenco generico delle caparre. Infine, il 17 gennaio 2011 dal conto acceso alla filiale Ubi di San Pellegrino Terme parte l’ultimo assegno da 21.740 euro, questa volta a favore direttamente della Rubner e celato, è il sospetto, come fornitura da parte della Snowork, società di Bolzano, fallita, di cui amministratore è stato il solito Lima.
Per la doppia accusa di peculato e bancarotta il pm Dettori ha già chiesto il rinvio a giudizio di Berera. «Non ne sappiamo nulla — dichiara il suo difensore, l’avvocato Enrico Pelillo —, a noi non è stato notificato alcun provvedimento».
«Contanti anomali» Tra il 2006 e il 2016 ha versato 400 mila euro sui suoi conti: la Gdf lo segnala al pm