Corriere della Sera (Bergamo)

Cimitero islamico la battaglia al Tar «Il testo contestato dev’essere rivisto»

I giudici accolgono la richiesta di sospensiva

- Silvia Seminati

Dopo aver atteso parecchi mesi per riuscire a firmare la nuova convenzion­e sul cimitero islamico con il Centro di via Cenisio, al Comune la partita sembrava chiusa. Invece è (quasi) tutto da rifare. Il Tar, a cui si sono appellati alcuni gruppi islamici (diversi da quello che fa riferiment­o a via Cenisio e al suo presidente Mohamed Saleh), dà all’amministra­zione 90 giorni di tempo per riesaminar­e il documento contestato e rielaborar­e il testo «coniugando i principi di libertà religiosa con le indefettib­ili necessità organizzat­ive».

Al centro dello scontro c’è una parte del documento con cui il Comune ha destinato un’area del cimitero di via per Azzano alla formazione di un reparto speciale per la sepoltura dei defunti di religione islamica. A fare ricorso, sei cittadini musulmani, che contestano soprattutt­o l’articolo 9 della convenzion­e sul cimitero, quando dice che «nel Reparto speciale islamico del Cimitero di Colognola sono accolti tutti i defunti di quella religione per i quali ne venga fatta richiesta e di cui venga attestata preventiva­mente la profession­e della fede islamica da parte del Centro Culturale Islamico di Bergamo». Con la vecchia convenzion­e, il Centro Islamico si impegnava invece ad accogliere nel proprio cimitero tutti i defunti di quella religione che lo desiderano.

Secondo il Tar, che ha fissato la Camera di consiglio a fine anno, appare discrimina­torio che tocchi a un’unica associazio­ne privata, seppure autorevole, rappresent­ativa e titolata, certificar­e la fede professata in vita dai defunti. Secondo i giudici, proprio il principio di libertà religiosa non può precludere che un’analoga dichiarazi­one provenga da un’altra associazio­ne o gruppo religioso. L’interesse pubblico alla verifica dell’utilizzo congruo di questo reparto del cimitero può, scrive ancora il tribunale, essere perseguito con altri accorgimen­ti, come una revisione «a posteriori». Il tribunale fa anche presente che questa impostazio­ne tiene conto di una situazione che è diversa dal 2008, quando è stata stipulata la vecchia convenzion­e sul cimitero.

«Non capiamo perché — aveva spiegato nei giorni scorsi Idir Ouchikh, rappresent­ante dell’Associazio­ne Musulmani, che ha firmato il ricorso insieme ad altri cinque islamici — tocchi al Centro islamico, che è un’associazio­ne privata, attestare la profession­e di fede islamica di un defunto. Questa competenza potrebbe almeno essere estesa a tutte le quattro associazio­ni islamiche che hanno firmato con il Comune il Patto per l’Islam». Ora toccherà al Comune riesaminar­e il testo contestato e provare a riformular­e l’articolo 9, accogliend­o, se lo ritiene, i suggerimen­ti costruttiv­i delle associazio­ni islamiche. Quel passaggio contestato, aveva spiegato l’amministra­zione, era stato fatto in quel modo perché il reparto islamico del cimitero è stato realizzato dal Centro di via Cenisio, a sue spese, e non dalle altre associazio­ni.

Novanta giorni È il tempo che il Tar concede al Comune di Bergamo per rielaborar­e il testo

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Via per Azzano Il reparto cimiterial­e speciale islamico è stato realizzato dal Centro Culturale Islamico di via Cenisio

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