Trentasei ore di clausura per le prove dell’esame di composizione
In una delle sale insonorizzate del conservatorio Gabriele Ravizza sta vivendo una musicale e personale clausura. Se pensate sia tosta la maturità, state a sentire questo. Nessun contatto con il mondo esterno, cellulare bandito, zero internet, sorvegliato giorno e notte deve chiedere il permesso per mangiare in stanza e andare in bagno, mentre per dormire gli hanno messo a disposizione una brandina (sempre nella stanza). Carta e penna alla mano, in trentasei ore fuori dal mondo l’esaminando sta componendo un tempo per un quartetto di archi. Poi lo aspetteranno altre due clausure in cui dovrà creare tre variazioni per piccola orchestra ed effettuare l’analisi di partitura musicale. Infine, la quarta ed ultima fatica, una composizione vera e propria su un determinato testo, per la quale avrà a disposizione 15 giorni (in libertà, però). Si fa prima a diventare ingegneri che compositori; ai primi bastano cinque anni, ai secondi ne servono dieci e un esame finale da forche caudine in cui infondere tutta la sua musicale scienza. Senza contare la sostanziale differenza, gli ingegneri con il loro pezzo di carta ci campano, i compositori non esattamente. O perlomeno non sempre. Di là ci sarà pure l’ars aedificandi, ma questa è Arte nel senso più alto del termine. «E Bergamo afferma PierAlberto Cattaneo, docente del corso ha una tradizione di compositori con caratura mondiale da Donizetti a Legrenzi da Piatti a Locatelli». Del resto è lo stesso Cattaneo un compositore di fama internazionale. «È questa — conclude Cattaneo — l’ultima sessione di esami che si svolge in questo modo. Per i futuri compositori sono previste modalità più leggere e nessuna clausura, ma la difficoltà di fondo resta: il compositore racchiude in sé la summa di tutte le competenze e gli studi musicali anche strumentisti».