Corriere della Sera (Bergamo)

PENDOLARI E BASTA

- Di Fabio Paravisi

Il ponte oscilla ma forse no. Bisogna seguire le indicazion­i dei sensori ma chissà poi se quei sensori esistono. La chiusura andava fatta subito, ma poi in fondo chi l’ha detto? Sono voci che si alzano da pendolari schiacciat­i sulle navette, da cittadini che guardano le transenne all’imbocco del ponte di Calusco, ma anche da amministra­tori regionali e da interi Consigli comunali. Perché domani sarà una settimana dalla telefonata che ha chiuso il ponte San Michele costringen­do a infiniti pellegrina­ggi 54 mila pendolari al giorno, e ancora nessuno sa come e quanto quel ponte sia in condizioni allarmanti. Lo stesso sindaco di Calusco ha in mano solo un foglio che parla di «innalzamen­to dei dati di vibrazioni e dilatazion­i», nemmeno uno straccio di cifra. Tanto che ieri sera ha dovuto far approvare una mozione al suo Consiglio comunale per poter avere qualche numero su un foglio di carta. Li ha chiesti anche l’assessore regionale Claudia Terzi e ancora ieri si è sentita dire che «manca l’ok da Roma». Per forza a qualcuno vengono sospetti di ogni tipo. Come al consiglier­e regionale per il quale i famosi sensori potrebbero anche non essere mai stati installati. Tranquilli, si limita a dire Rfi, proprietar­ia dello storico ponte: i sensori ci sono. Ma fin dal primo giorno non parla, non spiega, non dice in che modo il ponte sia diventato pericolant­e da un momento all’altro. Non tanto per venire incontro alla curiosità malsana dei giornali. Ma per far capire a migliaia di persone che non devono stare in coda solo sulla fiducia.

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