Gdf, il master anticorruzione
Cantone (Anac) alla presentazione del master anti-corruzione voluto dalle Fiamme Gialle L’ex Guardasigilli Severino: illegalità diffusa, questo corso una straordinaria opportunità
Il nuovo corso presentato ieri con Raffaele Cantone e Paola Severino.
Timidamente, alla fine della presentazione, due signore ospiti si avvicinano all’ex Guardasigilli, Paola Severino. «Possiamo abbracciarla? L’ammiriamo così tanto per tutto quello che ha fatto». Tra le tante cose di una vita, una legge che porta il suo nome e che costituisce una pietra miliare dell’ordinamento giuridico italiano, per l’imponente impianto dei temi toccati: uno su tutti, la corruzione. Casi macroscopici, ma anche microdiffusione. «In Mafia Capitale — spiega Severino — mi colpì un episodio di corruttela per 1.500 euro, a riprova di una propensione criminosa diffusa». Appalti non fatti correttamente, utilizzo di procedure non regolari, o ancora, rivela Raffaele Cantone, presidente dell’Anac: «Addirittura proroghe per appalti mai assegnati. E vediamo solo la punta di un iceberg». Accademia della Guardia di Finanza. L’atmosfera tradisce una certa solennità, mentre sul mega schermo scorre la massima di Pitagora: «Porgi aiuto alla legge, fa’ guerra all’illegalità». L’ingegno fattivo sul tema, maturato in un anno di tempo grazie a un’osmosi innovativa e senza precedenti che ha intrecciato tre Università (Bergamo, Bicocca e Luiss), Anac e Guardia di Finanza, ha portato alla creazione di quella che Severino definisce come «una straordinaria opportunità»: un Master di II livello in «Compliance e prevenzione della corruzione nel settore pubblico e privato». «Reato bilaterale», evidenzia l’ex ministro, in veste di vice presidente della Luiss. Reato impalpabile, poco visizione, bile dove non c’è solo il funzionario pubblico che si fa corrompere, ma anche il privato che corrompe. Essere corretti paga. «Le imprese che agiscono in sistemi corretti — afferma Cantone — performano del 25% in più».
A fare da sfondo al percorso formativo del Master, al via da gennaio, rivolto a professionisti e a quanti sono toccati per ragioni lavorative dal tema della compliance anticorru- la necessità, il bisogno di operare un rinnovamento culturale in un contesto dove i danni della corruzione minano la fiducia dei cittadini verso le istituzioni. «Che fare? Rassegnarci? — chiede con piglio energico il prorettore della Bicocca Loredana Garlati — Ci sentiamo chiamati in causa per formare una nuova cultura». Dal dire al fare. «La competenza è uno strumento indispensabile — rincara Cantone — l’incompetenza è spesso causa di corruzione». Sei moduli formano un «modello didattico innovativo», lo definisce il rettore dell’Università di Bergamo, Remo Morzenti Pellegrini, e questo soprattutto perché ciascuna delle istituzioni sarà coinvolta con il proprio bagaglio di saperi: prof universitari, ma anche docenti ufficiali della Guardia di Finanza «nel segno di una qualificata collaborazione», chiarisce il generale Filippo Ritondale, e lo stesso Cantone saliranno in cattedra. «Dobbiamo immettere anticorpi nel sistema — conclude il presidente dell’Anac utilizzando una metafora — valorizzando la parte migliore dell’amministrazione». L’imperativo è la prevenzione: «Anche in una terra d’Italia come il Nord dove ci sono grandi opportunità, ma anche grandi rischi— conclude — occorre far sì che quella parte dell’iceberg che non si vede, non si crei e si sgretoli. Dalle mie parti c’è un detto: la botte va risparmiata quando è piena».