Corriere della Sera (Bergamo)

Matano al Qoelet «Vi racconto il mio Battisti»

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Lucio Battisti raccontato dal suo pigmalione. Roby Matano rende omaggio all’amico, a vent’anni dalla scomparsa, con lo spettacolo concerto «Così è nato il sogno», domani, al Teatro Qoelet di Redona (alle 21, biglietto 12 euro, ridotto 10). Il mito rivivrà grazie alle canzoni interpreta­te dallo stesso Matano e suonate da Riky Anelli and The Good Samaritans. Saranno ospiti Gilberto Ziglioli, ex cantante dei New Dada, e Pietruccio Montalbett­i, leader dei Dik Dik. «Assisto a un teatrino quotidiano che si appropria di falsità, ma la verità la conosco solo io, perché l’ho vissuta», precisa Matano, che si è trasferito a Romano dove, una sera di 37 anni fa, ha conosciuto sua moglie che era andata a ballare alla Ruota di Caravaggio, ma che è anche cittadino onorario di Poggio Bustone, paese di Battisti.

Il suo merito è di averne scoperto per primo il talento. Tutto è iniziato a Roma, nell’ottobre del 1963. Matano era il successore di Tony Dallara nel complesso più in voga di allora, i Campioni, che poi avrebbe sfornato «Tintarella di luna». Ad aprire e chiudere l’esibizione alla Cabala c’era un’orchestra. «Durante l’attesa in camerino, avevo notato questo ragazzo timido, ma già con un suo stile, aveva fantasia — ricorda —. Io stavo cercando un chitarrist­a, quando gli ho offerto il posto, lui si buttò entusiasta nella nuova avventura. Però era minorenne, non aveva ancora 21 anni e ho dovuto chiedere il consenso alla mamma». Battisti resterà nel gruppo fino al 1966 quando sarà sostituito da Zilioli. Matano, nel frattempo, aveva preso a cuore le sorti dell’amico: si era accorto che scriveva bene e iniziò un sodalizio che porterà alle prime canzoni come «Per una lira», «Era», «Le ombre della sera». «Iniziai a bussare alle porte delle case discografi­che, ma perfino Mogol, che era il figlio del direttore della Ricordi, scartò Lucio, salvo poi ripensarci mesi dopo grazie all’intervento di una mia amica, l’editrice Christine Leroux», fa presente Matano, oggi direttore della Saar, storica etichetta milanese che ha annoverato, tra i suoi artisti, Tenco e Celentano.

Il cantante ha scritto «A Robe’...», libro carico di documenti, dalle canzoni mai pubblicate, contratti, lettere private, manoscritt­i, pentagramm­i. Il testo parte dagli ultimi incontri con Lucio, nel 1983, quando i due si erano rivisti dopo molto tempo. «Per mia volontà ho voluto che nessuno sapesse che, in realtà, ci sentivamo. Insieme eravamo allegri, a lui piaceva andare al cinema, si divertiva a guardare i film di Totò», si commuove. Se fosse ancora con noi, cosa gli direbbe? «Lo abbraccere­i».

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