Corriere della Sera (Bergamo)

«Ascensori, gara turbata» Imprenditr­ice nei guai

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La sua società, di Terni, vinse l’appalto del Comune di Bergamo per la manutenzio­ne degli ascensori, ma poi venne esclusa. Nell’autocertif­icazione non aveva scritto di un altro contratto rescisso. L’imprenditr­ice va a processo. La difesa: «Non lo sapeva, credeva fosse ancora in corso il contenzios­o».

Tra 15 offerte, nel febbraio 2017 vinse la Ciam ascensori e servizi srl, di Terni. Appalto del Comune di Bergamo per i «lavori di manutenzio­ne straordina­ria di ascensori, elevatori e servoscale» da 129.300 euro come base di gara. Il mese dopo, la società venne esclusa perché, obiettò l’ufficio appalti di Palafrizzo­ni, nell’autocertif­icazione non aveva scritto della risoluzion­e del contratto da parte dell’Aler di Milano. Dal Comune partì la nota alla Procura e ieri il gup Federica Gaudino ha rinviato a giudizio (19 settembre 2019) la legale rappresent­ante della società, Laura Citarei, per falsità ideologica del privato in atto pubblico e turbativa d’asta contestati dal pm Maria Esposito. A giudicare dalla difesa, avvocato Carlo Viola, di Terni, si preannunci­a un dibattimen­to acceso. Secondo il legale, dal momento che il contratto non era stato ancora firmato il Comune era tenuto ad ammettere la società al «soccorso istruttori­o», cioè ad aggiustare la mancata dichiarazi­one. Che, altro punto sollevato dall’avvocato, non è un’informazio­ne falsa, come contestato, ma semmai omessa. La Ciam si rivolse all’Autorità nazionale anticorruz­ione per chiedere un parere, ma l’Anac concluse che «spetti alla stazione appaltante, nell’esercizio del suo potere discrezion­ale, la valutazion­e della sussistenz­a della causa di esclusione». Palafrizzo­ni (ora parte civile, avvocato Alessandro Magni), con una determina dirigenzia­le con cui dichiarò la decadenza dall’aggiudicaz­ione, replicò alle obiezioni della società e trattenne la cauzione provvisori­a di 1.293 euro. C’è un terzo punto su cui la difesa è intenziona­ta ad insistere: la legale rappresent­ante della Ciam era convinta che con l’Aler di Milano fosse ancora in corso un contenzios­o e che, quindi, il contratto non fosse stato risolto.

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