«Vegetazione sempre più mediterranea»
«Anche solo 50 anni fa certi rampicanti non avrebbero potuto attecchire qui», spiega il paesaggista Antonio Perazzi alla platea di piazza Mascheroni, trasformata dall’inglese Sarah Eberle. «La nostra vegetazione diventa mediterranea».
La Bergamo botanica che non ti aspetteresti mai si racchiude in un aggettivo: mediterranea. Certo, bisogna essere in possesso di una certa cultura green per riconoscere come certe piante rigogliose sul livello del mare possano crescere felicemente anche sui muri di città. Chissà quanti, salendo in Città Alta con la funicolare, l’avranno visto senza sospettare minimamente che il poderoso rampicante che la costeggia è un ficus repens. Una pianta che, soggetta a «dimorfismo fogliare», cambierà la forma stessa delle sue foglie nel corso del tempo e che, come rivela l’architetto-paesaggista Antonio Perazzi «anche solo 50 anni fa non avrebbe mai attecchito». È il processo di tropicalizzazione, bellezza. Tanto chiaro se il 20 di settembre il termometro segna ancora 30 gradi.
Se a Bergamo proliferano piante di capperi, valeriana, ulivi e pure lErigeron karvinskianus, simpatiche margheritine di origine esotica, gli appassionati che avranno apprezzato l’allestimento di piazza Mascheroni, realizzato dal mensile Gardenia nell’ambito dei Maestri del Paesaggio, possono nutrire più di una speranza per i loro pollici verdi. L’installazione pensata dal genio, anche architettonico, della pluripremiata paesaggista inglese, Sarah Eberle, potrà essere replicata, in piccolo, anche nei giardini di casa, dalla Conca d’Oro alla Maresana.
Dalla Sicilia, invece, su un intero bilico, Mario Faro, dell’omonimo vivaio ai piedi dell’Etna, ha portato in Città Alta circa 2.500 piante per l’allestimento; gelsomino grandiflora, mirto e pure la «Neve dell’Etna» (vagamente somigliante alla petunia) che — assicura — «non avranno nessun problema ad ambientarsi». E, infatti, parecchie di queste specie andranno in dote all’Orto Botanico «Lorenzo Rota», nelle mani dell’ottimo Gabriele Rinaldi.
«Un giardino ti deve far star bene e aprire la mente», chiarisce ancora Perazzi nel definire «provocatoria ed accogliente» piazza Mascheroni. Che, fa pure rima, si è rivelata soprattutto divertente. Ammette di essersi divertita Emanuela Rosa-Clot, direttrice di Gardenia, che ha tirato le fila del «Mirrored Landscape - Il paesaggio rispecchiato» coin- volgendo con competenza diversi professionisti.
I bambini hanno giocato con la pacciamatura — e cioè i frammenti di corteccia arancio fluò posizionati ai piedi degli alberi, acquistati appositamente da una ditta francese — usandoli come coriandoli naturali. Mentre dall’Inghilterra è arrivata la scultura di David Harber, «Tours», acciaio inox italiano scelta per un effetto scenico particolarissimo; chi ci sta davanti non vede la sua immagine riflessa, anche perché la scultura, come spiega la stessa Eberle, «adotta l’identità del luogo dove viene collocata».
Ma chi dà l’idea di essersi davvero gustata giocosamente tutta la faccenda è la stessa Eberle: «Vedermi assegnata questa piazza è stato come pescare un jolly dal mazzo». È arrivata a Bergamo, si è guardata intorno e come ha spiegato: «Ho creato lo spirito del luogo».
Anna Sbokou, la lighting designer greca ha creato, tra le piante, i riflessi di luna e stelle. La piazza è di chi l’ha pensata così, e resta come un frammento di anima. «Il paesaggio — conclude Eberle — è in noi fin dalla nascita e poi si estrinseca».
❞ Il paesaggio è in noi fin dalla nascita e poi si estrinseca Sarah Eberle paesaggista inglese Ha ideato l’allestimento di piazza Mascheroni
❞ C’è un rampicante, il ficus repens, che anche solo 50 anni fa non avrebbe mai attecchito Antonio Perazzi paesaggista
Ambientazione In dote all’Orto botanico parecchie delle piante portate per Piazza Verde