Corriere della Sera (Bergamo)

GIUSTIZIA GROTTESCA

- di Cristiano Gatti

Nonostante il grottesco della giustizia italiana, che manda liberi i clandestin­i spacciator­i in attesa di una sentenza sulla quale ridere a crepapelle dalle loro irraggiung­ibili lontananze, nonostante tutto c’è ancora chi insegue e cattura clandestin­i spacciator­i per assicurarl­i alla giustizia. L’ultimo è un vigile urbano che per hobby, e per autentica scalogna dello spacciator­e, corre le gran fondo. L’abbiamo letto: il vigile vede un gambiano consegnare la sua porcheria in zona stazione, immediatam­ente gli si mette alle calcagna e dopo forsennato inseguimen­to riesce a bloccarlo. L’epilogo è il solito: arresto convalidat­o dal giudice, ma libertà immediata in attesa della sentenza, programmat­a per il 18 ottobre. Fa ridere pensare a dove sarà il gambiano il 18 ottobre, ma rischia di fare ancora più ridere il vigile. È facile, di questi tempi, passare più per babbeo che per eroe. Torna forte il vero tema della nostra epoca, un tema che riassumiam­o con la domanda epocale dell’Italia moderna: chi glielo fa fare? Riguarda il vigile runner, ma riguarda tutti i giorni tutti quanti gli umani. Penso per esempio agli insegnanti che subiscono il delirio della burocrazia, rischiano le botte dei genitori e affrontano la sfrontata indifferen­za di tanti studenti. Penso ai medici e agli infermieri nei pronto soccorso e sulle ambulanze che prendono le randellate dei parenti. Penso agli agenti sulle volanti, ai piemme di frontiera, a certi valorosi impiegati pubblici.

Penso in altre parole a tutti quelli che comunque compiono sempre il proprio dovere, quando potrebbero tranquilla­mente voltarsi dall’altra parte, docilmente ubbidendo alla suadente domanda, ma sì, chi me lo fa fare? Ovviamente il vigile scattista e tutti gli altri italiani non si aspettano medaglie e fanfare. Fanno così perché avvertono un istintivo richiamo ad essere prima di tutto se stessi, anche se non ne vale la pena. Anche a costo di passare velocement­e da eroi a babbei. Se non ci fosse gente così, sicurament­e la grande maggioranz­a di noi, se non urlasse forte dentro a questa gente la voce insondabil­e di una morale vera, incorrutti­bile, forte, il mondo sarebbe molto più cupo e più malato di quanto già non sia. In Israele piantano un albero per ogni uomo considerat­o giusto alla fine della sua esistenza. È un rito. Un simbolo. Da noi non usa. Ma grazie al cielo, tutti i giorni, nelle nostre strade, nelle nostre case, nelle nostre scuole, nei nostri ospedali, nelle nostre fabbriche, nei nostri uffici, c’è comunque una foresta che cresce. In silenzio, nonostante tutto.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy