Mercato deserto, incassi a picco «Pronti a chiedere i danni a Rfi»
Tra piazzole vuote e pochi clienti, l’ira dei commercianti a Calusco: è mancata manutenzione
Da un lato i clienti, dall’altro gli ambulanti. Gli uni, quelli provenienti dalla sponda lecchese dell’Adda, hanno trovato alternative per la spesa, e diversi fra gli altri hanno lasciato il proprio stallo vuoto. Così il mercato del sabato mattina a Calusco d’Adda, è misura dell’impatto economico della chiusura del ponte San Michele, una settimana dopo.
«Sabato scorso tanti trovando il ponte inaccessibile all’ultimo momento hanno fatto il giro, oggi non si sono messi in auto, il risparmio che si avrebbe lo si spende in benzina e tempo — commenta Gianni Frigerio che vende salumi e formaggi —. Per noi i costi di gestione sono alti, tante volte conviene stare a casa». Dall’altra parte del banco, gli fanno eco Emilia e Pietro, pensionati clienti abituali: «Il viale oggi è vuoto, noi abitiamo vicino, ma persone da Paderno non si vedono». Circa il 35% in meno degli incassi è la stima grossolana tracciata, un calo di clientela che sul lungo periodo «perderemo definitivamente e non ci sarà nulla da fare se non troviamo in fretta delle soluzioni».
Sospesi fra l’incertezza delle tempistiche e degli interventi di Rfi, «non possiamo stare con le mani in mano», spiega Luca Gritti, responsabile del mercato e membro di
Comap, l’associazione che riunisce gli ambulanti. Buoni benzina, una scontistica generale, navette ad hoc da e per Paderno, «ma soprattutto vogliamo chiedere uno sconto sul plateatico». Una sedia al tavolo dei protagonisti e non «una pietanza sul menù» è la necessità da portare avanti, sulla scia dei commercianti che, mercoledì, hanno fatto il punto della situazione con il sindaco Michele Pellegrini.
Marco Ardenghi, proprietario dell’omonimo Garden Center, Primo Cattaneo dello Zoom bar e Mauro Perico gestore della piscina e centro sportivo sono in prima linea per dare vita al comitato che riunisca gli esercenti, pronti ad intraprendere una battaglia legale contro Rfi. Domani pomeriggio è previsto l’incontro fra gli interessati, che sarebbero già oltre la cinquantina, e la firma dei documenti per dare il via alle azioni. La mancata manutenzione ordinaria degli ultimi 30 anni, che non avrebbe lasciato alternative alla chiusura, è l’accusa che viene mossa. «Sulla sicurezza non possiamo dire nulla, noi stessi ci passiamo più volte al giorno», affermano convinti che la situazione d’emergenza sia il risultato della poca cura. «La cosa importante è fare fronte comune — evidenzia Marco Ardenghi —, siamo in contatto con i nostri ex vicini di casa dall’altra parte del fiume, chiederemo di entrare a far parte del decreto Genova e di velocizzare le pratiche per l’inizio lavori», mentre si allunga l’ombra della burocrazia. Trecento abbonamenti in meno rispetto al 2017, parecchie quote restituite, un migliaio di utenti dal Meratese: le perdite hanno cifre precise alla piscina comunale. «Abbiamo riconfigurato l’organizzazione per mantenere i clienti, ma il calo si vede», spiega Perico indicando il parcheggio semi vuoto. L’impatto sul commercio è a cascata: «Ci rimettiamo tutti: ambulanti, commercianti, fornitori. Serve una soluzione immediatamente».
Il ponte di barche continua ad essere l’intervento tampone auspicato, purché non diventi «l’espediente per trascinare l’emergenza per anni».
La piscina comunale Ha un migliaio di utenti dal Meratese: ha perso trecento abbonamenti rispetto all’anno scorso