Corriere della Sera (Bergamo)

Uno sportello per le straniere «Penalizzat­e ai colloqui per il velo»

- Matteo Castellucc­i

Oggi in città le donne straniere (10.400) superano gli uomini (9.600) regolari

Storie di inclusione che funziona. Un convegno del Consiglio delle Donne, nella Sala Galmozzi, sceglie le testimonia­nze per anticipare l’inaugurazi­one (venerdì prossimo) di uno sportello per mamme straniere in via Borgo Palazzo.

Fino al 2003, l’immigrazio­ne era prevalente­mente maschile, poi il rapporto si è ribaltato. In città risultano 10.400 donne e 9.600 uomini: per le prime, la profession­e più comune è l’assistenza a persone e famiglie (43,3% dei casi), cioè badanti e colf; per i secondi, i lavori manuali e d’artigianat­o (53,8%). La fascia d’età più ingente si attesta fra i 34 e i 44 anni, mentre le comunità più folte provengono da Bolivia (3.744), Romania, Ucraina e Cina, concentrat­e soprattutt­o nei quartieri Carnovali (25% della popolazion­e), Celadina (27%) e Malpensata (27%). Per via delle nuove cittadinan­ze, 27.499 in sei anni, il numero di immigrati in provincia è calato dal 2015, fino agli attuali 120 mila.

«Mi sono sempre sentita integrata anche se ho scelto di portare il velo — racconta Saadia Bali dal Marocco —, mi permette di identifica­rmi con la mia religione. Ho incontrato le prime difficoltà all’università. Per noi musulmani

è importanti­ssimo pregare 5 volte al giorno: andavo in giardino o dove non ero d’intralcio, ma ero guardata come se stessi facendo qualcosa di strano». Propone come soluzione una stanza senza simboli confession­ali, per pregare assieme ad altre fedi. «Tantissime ragazze sono rifiutate perché si presentano ai colloqui di lavoro con il velo — segnala —. Ma ogni religione ha il suo codice di abbigliame­nto. Ci sentiamo penalizzat­e».

La cinese Li Lijun ricorda gli anni della scuola come di isolamento e informa: «Noi

del Sud della Cina veniamo per restare, a differenza di quelli del Nord che studiano qui per tornare a casa». Da dieci anni in Italia, la venezuelan­a Erseinda lamenta «gli sguardi dall’alto in basso», mentre la boliviana Ruth Cuevas elogia i bergamasch­i: «La barriera va via quando uno si propone con calore umano». E la conterrane­a Bertha Bayon ammette: «Quando torniamo nella nostra terra ci manca anche la polenta». Più politico il punto dell’assessore alla Coesione sociale, Maria Carolina Marchesi: «Ripartono le misure aperte anche alle mamme straniere: questo “anche” non è casuale, si ipotizzano scenari in cui certi diritti per le donne straniere verranno messi in discussion­e, dovremo lottare per confermarl­i».

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Le difficoltà Integrazio­ne culturale e religiosa in città al centro del dibattito

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