«Viaggio a Reims» L’opera di Rossini in scena al Sociale
«Sarà una sfida dalla buca alla scena». Usa parole decise il direttore d’orchestra Michele Spotti per descrivere «Il viaggio a Reims» di Gioachino Rossini. Tra le produzioni proposte dal circuito Opera Lombardia, in scena il 5 e 7 ottobre al Sociale per la stagione lirica, «è un titolo sfidante e dispendioso per energie e concentrazione, visto il numero di protagonisti e la difficoltà tecnica», continua il direttore. «È un’opera anomala, perché in un unico atto convivono diversi personaggi. È come se un allenatore facesse giocare tutto lo spogliatoio», dice Paolo Fabbri, direttore scientifico della Fondazione Donizetti.
L’opera, composta nel 1825 da Giachino Rossini per l’incoronazione di Carlo X, «si colloca all’inizio del periodo francese del compositore — continua Fabbri —. È un pezzo di circostanza legato a un fatto storico, quale omaggio italiano al sovrano, che voleva riportare la cerimonia ai fasti dell’Ancien Régime». Durante la presentazione in sala Caccia, si sono ascoltati alcuni assaggi d’opera, in cui «convivono commozione e sorrisi. Il viaggio a Reims è un titolo comico che celebra un evento di Stato — continua Fabbri —. Oggi suona strano. È come se Carlo Verdone firmasse la regia della cerimonia d’investitura di Mattarella, ma per l’epoca era un fatto comune. La lealtà dinastica e il senso della polis potevano dare anche un contributo di leggerezza. I momenti patetici della musica si contrappongono così alle parole, che generano riso, se si conosce il testo».
Il direttore della Fondazione sottolinea altre anomalie, che segnano la modernità del titolo: «Benché presenti una serie di siparietti e canzoni tipici della tradizione, Rossini inserisce delle eccezioni come il canto di Corinna, sentito in fuori scena, la festa con danze dal taglio francese e l’improvvisazione su un tema finale, più tipica delle cantate sceniche che delle opere. Inoltre, non inizia con una sinfonia, ma con l’introduzione e il coro». Per il suo carattere celebrativo e d’occasione, per un secolo questo titolo rossiniano era creduto perso, perché Rossini ne ritirò la partitura, riusandola in parte per «Il Conte Ory». Ritrovata nel 1977, grazie alla Fondazione Rossini, l’opera fu ricostruita e rappresentata di nuovo nel 1984.
Al Sociale, per la regia di Michal Znaniecki, sarà collocata in un albergo, alle terme, con ambientazione e costumi moderni. La trama dà uno spaccato della nobile società francese della seconda metà dell’Ottocento, con ospiti illustri pronti a partire per l’incoronazione, ma il cui viaggio sarà interrotto a causa di accidenti. Ne nascono storie d’amore e screzi. «All’epoca le opere non inscenavano argomenti contemporanei, ma lontani nel tempo — conclude Fabbri —. Viaggio a Reims è un’eccezione. Per assistere a una messinscena ambientata nella contemporaneità bisognerà aspettare il Don Pasquale di Donizetti, che può vantare un primato».
L’allestimento dell’opera composta da Rossini nel 1825 sarà moderno