CAPITALI SI DIVENTA
Naufragato e quasi subito dimenticato, il dossier con cui, nel 2013, la città aveva avanzato la sua candidatura a Capitale Europea della Cultura 2019, aveva un titolo che era tutto un programma: «Bergamo oltre le Mura». La vision che gli strateghi avevano confezionato era semplice: Bergamo impari a valorizzarsi e farsi conoscere. Al netto del fatto che, quattro anni dopo la sonora bocciatura, le Mura si sono conquistate la loro bella fetta di popolarità interplanetaria diventando patrimonio dell’Unesco, negli ultimi mesi si sono susseguite notizie che hanno proiettato la dimensione culturale della città ben oltre la cinta muraria. Prima il Mantegna ritrovato e qualche giorno fa la lettera di Galileo, pur essendo entrambe frutto della curiosità e dell’amor cognitionis et scientiae del conservatore Giovanni Valagussa e del ricercatore Salvatore Ricciardo, non possono considerarsi frutto del caso. L’humus su cui sono fiorite è il terreno fertile di un’Accademia piena di tesori più o meno nascosti e poi riconosciuti e di un’Università che è cresciuta, nei numeri e nei saperi accademici. Ma anche di una città che, via via, sta costruendo un percorso con cui giocarsi una chance culturale in vari ambiti, da quello scientifico, con BergamoScienza, a quello paesaggistico, con i «Maestri» (partecipanti ai convegni da 31 Paesi di 5 continenti). Un percorso in cui «la partecipazione dei cittadini», requisito numero uno del bando europeo cassato, è attiva e propositiva . Capitali non si nasce, ma si diventa.