Violentò operatrice Perizia invalidata slitta il processo
Per una notifica mancata il giudice ha dovuto annullare la perizia psichiatrica sul richiedente asilo accusato di violenza sessuale nei confronti di un’operatrice del centro d’accoglienza di Fontanella. Il processo slitta così di tre mesi.
Tre mesi in fumo per una mancata notifica. Ieri il giudice dell’udienza preliminare Maria Luisa Mazzola ha dovuto annullare la perizia psichiatrica firmata dal professor Massimo Biza su Sylvestor Slowe, 22 anni, della Sierra Leone, accusato di violenza sessuale, il 20 settembre dell’anno scorso, nei confronti di un‘operatrice del centro d’accoglienza per richiedenti asilo di Fontanella, gestito dalla cooperativa Rinnovamento. L’annullamento è stato chiesto al giudice dalla difesa di Slowe, avvocato Samantha Vignati: «L’inizio delle operazioni peritali non era stato notificato al nostro consulente, Nicola Poloni». L’incarico era stato assegnato a Biza il 17 luglio 2018. La perizia depositata propende per la capacità di intendere e di volere dell’imputato: ma dopo l’annullamento è come se quel parere non esistesse più. Il gup ha dovuto riconvocare le parti per il prossimo 18 ottobre, quando incaricherà un nuovo psichiatra. Secondo Poloni, docente all’Università dell’Insubria e consulente della difesa, la capacità di intendere e di volere dell’accusato è invece molto labile e lo renderebbe incapace di stare in giudizio. Quindi non processabile. Una conclusione a cui l’esperto è arrivato anche partendo dalle parole del gip che aveva disposto il carcere per Slowe: «volontà prevaricatrice», fatti «di particolare violenza», «incapacità di controllare le pulsioni». L’operatrice, che si è costituita parte civile, era stata sorpresa in un bagno: l’ospite della comunità, ora imputato, l’aveva presa per il collo, mentre si avvicinava per tentare di baciarla. E dopo averle preso i capelli sbattendole a terra la testa, aveva schiacciato di nuovo sul collo, facendola svenire.