Le 3 «c» non bastano Ora bisogna cambiare
È la giornata del cuore, recita lo striscione a centrocampo. Gran bella prevenzione salutistica per uno stadio discretamente pienotto (18 mila spettatori) che già da anni ha bandito il fumo dagli spalti, ma anche incitamento per un’Atalanta che, contro il Torino, deve metterci proprio quello, il cuore. Trattasi di serata in cui, dopo le coronarie messe a dura prova con il Milan, occorre sfoderare le tre «c»; cuore, appunto, carattere e coraggio. La formazione che tra i pali ripropone la solita altalena tra Gollini e Berisha, (se non avessimo la certezza delle scelte mirate in proposito, si direbbe che con i portieri il mister giochi a pimpì oselì) è un balsamo all’ottimismo nerazzurro. Baila conmigo. Con Zapata, Gomez e Rigoni, là davanti, lo spettacolo dovrebbe essere assicurato.
Sirigu è portiere avvisato e mezzo salvato fin dai primi minuti quando la ditta GomezRigoni si esibisce in due occasioni da mangiarsi i piedi e le mani. Gasp, bello di sera in giacca e cravatta, per la prima volta in questo campionato senza l’inseparabile tuta (new look elegantone scaramantico, forse?) deve aver mentalmente passato in rassegna tutti i santi del calendario, quando il capitano involato verso la porta del Torino fa partire un destro potente che finisce a lato. Stessa sparatona anche quella firmata da Rigoni, di lì a qualche minuto e stesso smoccolamento mentale. Le prove tivù, per fortuna, non leggono le nuvolette degli improperi. Mazzarri tarantola su è giù davanti alla panca, il Toro non vede rosso come vorrebbe, ma la pensata del tandem Baselli-Belotti, con un destro insidiosetto, gli fa alzare le pulsazioni. Mentre un dubbio si insinua quando anche Palomino sparacchia in alto: hai visto mai che la quarta «c» di giornata sia quella di ciabattata? D’accordo, in qualche occasione, nella ripresa all’Atalanta è mancato il fattore... «c», ma lo sciapo pari aggiunge le ultime «c» di serata: vietato continuare così.